(Zeta Factory) La nostra società produce effetti incidenti su di noi perché strutturata sul profitto a danno del benessere fisico e mentale dei suoi partecipanti. Questo è l’assunto sul quale si fonda l’album “Fractured Realities” che arriva dopo sette anni dal precedente “Keystone”. Una lunga scrittura approfondita nell’anno sbagliato, il 2020, e una registrazione rimandata per altre situazioni personali del gruppo. I Klogr ci sono, ancora e si presentano con la propria modernità che nasce nel 2011 a Carpi. L’alternative metal dei Klogr non ha smarrito i suoi riflessi semi-prog metal e soprattutto la band manifesta un suonare nelle canzoni che tenta un discorso intenso nelle singole trame dei pezzi, cioè non abbandonandosi alla forma, il cambiare ritmo o melodie in maniera repentina e senza un a bussola precisa. “Fractured Realities” è costituito da dieci canzoni, la più bella forse è la drammatica “Whale Fall”, tutte si possono definire tali, cioè canzoni e con il proprio incipit, sviluppo, ritornello, chiusura con piccole sortite che riprendono il tema portante, qualche assolo e idee di arrangiamento varie. In più sembra che tra esse emerga anche una sorta di retroterra grunge, pur se i Klogr suonano in maniera robusta sia particolarmente nelle ritmiche, le sei corde appaiono graffianti, potenti, d’accompagnamento a seconda delle varie canzoni. Tra sezioni malinconiche, adrenaliniche, di riflessione, “Fractured Realities” sembra portarsi dentro qualcosa dell’era anni ’90, attraverso però uno stato sonoro del tutto pulito e contemporaneo. Rusty, chitarrista, cantante e produttore, ha messo mano nelle registrazioni con Jarno Bellasio, mentre mixaggio e masterizzazione sono di Federico Ascari. Alla fine i Klogr incidono un lavoro piacevole, bilanciato, frutto dei tempi moderni. Dopo sette anni di attesa, per loro è davvero una soddisfazione.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10