(autoproduzione) Dopo un iniziale EP (di cui due brani sono ripresi nell’album in veste nuova) i parigini Kopper8 incidono il primo album, confermando le buone premesse e in particolare il sapiente modo di suonare thrash metal. Uno stile che ricalca parzialmente la scuola Pantera e Machine Head, ma più in generale quella degli anni ’90, eppure la formazione francese appare moderna nell’atteggiamento del songwriting. Thrash si, ma anche un lieve crossover tignoso e solido, in grado di fornire anche delle atmosfere, come testimoniano l’inizio della title track e di “HateGod”, le canzoni ad un certo punto esplodono in un duello tra riff e ritmi poderosi e svelti. “Patrie” poi sembra la più svelta, grazie ad un riffing isterico e un tappeto ritmico ben articolato. “Born to Die” parte (le partenze nei brani, ma anche le ripartenze, sono il piatto forte dei parigini) in maniera possente e un po’ Megadeth e comunque con un filo di heavy, per poi lasciare spazio a chitarre saltellanti che dal vivo mieteranno vittime. Il sound dei Kopper8 è poderoso e fa male! È un impatto continuo, martellante, in alcuni frangenti ricorda la stessa energia bastarda che sono stati capaci di comunicare gente come gli Extrema. Il loro merito è quello di creare una successione di cambi del riffing ottimamente spalleggiati dalla batteria, in modo scorrevole e naturale. Non è questo un sound con forzature, neppure con tocchi di originalità o tali da differenziare il flusso sonoro, ma è questo un sound fedele a una matrice musicale che sembra contemporanea e che va a segno.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10