(Nuclear Blast) Dopo “Noita” e il recente cd/dvd live, i Korpiklaani tornano all’assalto con il loro decimo album: il primo in cui la loro mascotte, The Wanderer, non compare in copertina… per quanto l’album sia a lui interamente dedicato. “Kulkija”, fin dal titolo (che significa proprio ‘il Viandante’) è infatti consacrato al viaggio e a tutti i suoi vari aspetti, e allinea ben 14 brani per un minutaggio che supera i 70 minuti. Si comincia con “Neito” (‘Fanciulla’), che dopo un avvio stranamente oscuro si attesta come un tipico (per la band) up-tempo ballabile. Dopo la bucolica (ma onestamente non eccezionale) “Korpikuusen kyynel” (‘Chiaro di Luna’), la triste e malinconica ballad “Harmaja” (‘Capinera’) si colloca ad essere uno dei migliori brani del platter; non è così per “Korppikalliota” (‘La Roccia del Corvo’), onestamente monocorde nella strofa e troppo lunga nello sviluppo complessivo. Anche i dieci minuti di “Kallon malja” (‘Calice a Forma di Teschio’) non entusiasmano: il brano sembra incerto sulla direzione da prendere, e scivola via senza lasciare una impressione particolare, un ritornello incisivo o una bella melodia. A parte un coro di bambini nel finale, anche “Sillanrakentaja” suona assai ripetitiva; un po’ di brio in “Henkselipoika” (infatti il titolo significa ‘Ragazzo in Giarrettiere’), ma l’urlo/ritornello di “Riemu” (‘Gioia’) è ripetuto fino allo sfinimento. “Kuin korpi nukkuva” (‘Come una Foresta che dorme’) è poco più di uno scherzo che arriva a toni quasi jazzati, e anche la conclusiva “Tuttu on tie” (‘La Strada è familiare’) sceglie toni troppo rigidi (pur se ha una bella chiusa di nostalgico violino). Continuo a pensare che il momento migliore dei Korpiklaani sia finito: “Kulkija” è un album discontinuo e un po’ statico, con pochi momenti illuminati e ben lontano dalla scanzonata gioia degli esordi.
(René Urkus) Voto: 6,5/10