(Signal Rex) I Kratti non li conoscete per un paio di motivi: il primo è che emergono dall’underground finlandese di Espoo; ma dove diavolo si troverà Espoo sotto tutto quel ghiaccio? Il secondo motivo? Sono al debutto, primo album, in passato -ovvero l’anno scorso- solo un demo e, in quanto tale, forse non proprio diffuso a livello mondiale, sicuramente non fino a quaggiù. Ma scavando tra le tombe, sotto il marciume di un sound volutamente grezzo ed inospitale, il trio che compone questa band non è proprio composto da debuttanti, non è gente che ha attaccato una chitarra ad un amplificatore l’altro ieri, visto che uno di loro, tra le altre cose, milita o è unico membro anche di Stutyr, Xavarthan, Herugrim e altre entità che prolificano sotto il permafrost del circolo polare artico. Sound antico, sound letale, black metal viscerale, ancestrale, ribelle, feroce. Un black violento ma sicuramente non discendente dai nomi più noti della scena finnica; piuttosto una bestia rara, lontana dagli standard, un’impostazione quasi punk, cosa che oggi chiamerebbero con etichette quali ‘black and roll’, anche se qui di black ‘n’ roll ne troviamo poco. Ma ai Kratti non frega nulla di tutto questo: loro pestano duro, massacrano gli strumenti, torturano gli amplificatori e vomitano addosso all’ascoltatore una dose di crudeltà selvaggia irresistibile. Nessun trend, poca immagine, canali social esistenti ma attivi il minimo sindacale (o forse meno). Ipnotici, aggressivi, pulsanti, epici in modo decadente, aggressivamente deliranti. Brani con titoli in finlandese, urlati in modo incomprensibile…. in finlandese…. per un breve album con un titolo sempre in finlandese, ma suggestivo: tradotto -infatti- suona qualcosa come ‘Viaggio nel Cosmo’. Sei brani brutali, registrati in maniera meravigliosamente pessima, con un groove malefico, un batterista che pesta come se non ci fosse un domani, riff taglienti come lame di rasoio e linee vocali che si posizionano tra morto vivente, morto morente, tortura atroce e devastazione senza speranza. Con tutto il black patinato che gira oggigiorno, cazzo, questa roba, questo ritorno alle radici, questo tornare nelle caverne è un fottuto toccasana!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10