(Century Media Records) Nutro un grande affetto per i Krisiun: il terzetto brasiliano rappresenta per me una sorta di battesimo, dato che è stata la prima band che ho visto dal vivo. Era il 1997 e quella sera erano co-headliner Kreator e Dimmu Borgir, mentre ad aprire le danze c’erano appunto i Krisiun, i quali, per nulla intimoriti nel ruolo di band di supporto, hanno annichilito il pubblico con il loro death metal brutale, viscerale e senza compromessi. Ad aumentare la stima nei loro confronti sono le dichiarazioni del chitarrista Moyses Kolesne, in linea con il mio pensiero su come il metal ed il death metal attuali abbiano perso la rabbia delle origini diventando troppo ‘fighetti’ e computerizzati. “Mortem Solis” ci consegna tre musicisti incazzati, totalmente old style nel loro death metal feroce e verace: qui non esistono iper produzioni, tastiere, computer e via dicendo; qui troviamo riffs fulminei, vocals indiavolate, un basso solido e potente ed un drumming apocalittico di Max Kolesne, il quale ritengo uno tra i migliori batteristi dell’intera scena death mondiale. La crescita a livello tecnico compositivo è esponenziale e la capacità di creare canzoni devastanti ma in grado di stamparsi in testa raggiunge qui il proprio apice. Anche un episodio più ragionato e groovy come “Necronomical” emana una malvagità sconosciuta a gran parte delle nuove leve. Un album destinato a diventare un classico del death metal per aggressività ed attitudine.
(Matteo Piotto) Voto: 10/10