(Napalam Records) Liv si è imposta da tempo una cantante e artista trasversale. Più del precedente “Libertine”, “Vervain” presenta una voce in grado di inserirsi in più momenti musicali, nonostante questa volta i pezzi siano principalmente gothic metal e senza concessioni ad altre sfumature più semplici. La voce è protagonista e senza eccedere, fino a non essere necessariamente il perno delle singole composizioni. Anzi, a volte si ha l’impressione che i volumi delle chitarre siano quasi ad un livello vicino a quello della stessa voce, giocando così sullo stesso piano della protagonista. “Vervain” ha quelle atmosfere meste, appena malinconiche e allo stesso tempo pregne di pathos e di oscurità. Situazioni musicali intense, melodiche. Liv Kristine si distingue con l’opener “My Wilderness”, ritmata, forte, con tratti molto metal. In “Stronghold of Angels” c’è la magnifica Doro a duettare con Liv. Le due voci, fondamentalmente diverse, si armonizzano in uno strato vocale che esplode in una melodia di quasi 5′. Altra canzone con ospite è “Love Decay”, con Michelle Darkness degli End Of Green. La composizione ben si integra nel contesto gothic e dark dell’album. Liv Kristine canta bene, non potrebbe essere altrimenti, ma in “Two and a Heart” e nella malinconica, esile, docile “Lotus” il suo estro sembra risplendere. Rocciose le chitarre, capaci di esporsi in riff dirompenti in più occasioni. Diversi i passaggi ritmati e tosti. Un album piacevolmente in grado di cullare l’ascoltatore tra atmosfere dense di ombre e bagliori improvvisi, ma sempre attraverso un umore saturnino. Anche questa volta Alex Krull (Atrocity) supporta la sua consorte con la supervisione della produzione e anche questa volta i due non sbagliano.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10