(Seance Records) Giunge al debutto la one man band Krvna, capitanata dall’artista australiano che da il nome al progetto. Krvna è anche il percussionista dei Dearthe… ma questa è l’unica informazione svelata per un personaggio ricco di mistero che sfoga una furia devastane con questo “Sempinfernus”, disco contenente cinque brani feroci, devastanti, i quali riportano indietro di brutto agli anni ’90 norvegesi, con una intelligente iniezione di componenti melodiche seducenti. Un album che elargisce misticismo black metal di pregiata fattura, un black metal degno di questo nome, brillantemente ben composto ma maledettamente legato alle più vere e pure origini; Sono infatti proprio le origini il fulcro del lavoro e Krvna si rivela tanto misterioso quanto esaustivo nello spiegare le tematiche trattate nei suoi testi. L’album tratta infatti di storie folk legate al vampirismo: certo, una cosa che non c’entra nulla con il continente australe, ma l’artista chiarisce che le origini della famiglia di sua madre sono quelle Istro-Romene, ovvero legate a quelle popolazioni che emigrarono dalla Transilvania verso la penisola dell’Istria sei secoli fa, e sono le storie raccontate da quelle popolazioni l’ispirazione per questo lavoro; storie di persone che nonostante la migrazione mantennero la loro lingua e la loro cultura nei secoli, fino all’avvento della modernità, del progresso, dell’elettricità (la quale illumina le tenebre), creando benessere e sradicando superstizioni e concetti come la ‘Striga’ o ‘Strigoi’ (nella mitologia rumena sono spiriti travagliati che si dice siano sorti dalla tomba). Ma questo allontanamento dalla tradizione, questo abbandono delle superstizioni, della magia, dei racconti dei vampiri, è percepito come freddo e senz’anima dall’autore, il quale con questo disco vuole porre un limite simbolico a tutto quello che ha fatto morire queste antiche credenze, quegli aspetti oscuri della cultura Balcanica, andando a far paradossalmente luce su queste vecchie leggende fondate sull’esaltazione dell’oscurità. Con questo manifesto concettuale, ecco che “Sempinfernus” suona minaccioso, ma anche glorioso, impetuoso e diabolicamente romantico: “From The Shades Of Hades…” è violenta, ma anche estremamente drammatica, un dramma ribadito anche da quei licks di chitarra spaventosamente isterici… mentre la sua controparte “…To The Targovistean Night“ offre spunti più epici, più gloriosi, in un black che apre a teorie remotamente sinfoniche, accrescendo la componente atmosferica. Sentore funereo e decadente con l’ottima “The Triumph Of The Flesh Over The Spirit”, brano ricco di melodia, sferzato da un assolo struggente, verso un trionfo di tenebre, di malvagità, di sangue e carne. Molto variegata nella sua progressione “Timeless… Ageless “: guerrafondaia ma anche mistica, furibonda ma anche sferzata da mid tempo incalzanti, traccia seguita da quella conclusiva ‘vigilia del sole eterno’… “The Eve Of Eternal Sunset”, la quale dopo una ira assetata di sangue, chiude un ottimo disco con dissonanze sublimi, esaltando teatralmente una decadenza nostalgica irresistibile.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10