(AFM Records) Questa formazione heavy metal indiana è giunta al quinto album. Il primo è “Spiral Ascent” del 2004. Dunque cinque album in quindici anni e nel 2013 i Kryptos sono stati la prima band indiana a suonare al Wacken. I Kryptos sono un buon heavy metal che propendente leggermente verso il thrash metal e lo speed metal. Una voce arsa, un tantino roca, un drumming modulare, semplice, asciutto, suoni scarni e una resa più o meno anni ’80, rendono “Afterburner” un album che lo si manda giù al pari di un bicchiere d’acqua. Riff calibrati e protagonisti, chiari, roba che si assimila subito. Francamente la band ha un appeal immediato, forse poco duraturo, perché in fin dei conti “Afterburner” è uno di quei lavori che si ascoltano a volume sostenuto e poi si ripone nello scaffale. Per riprenderlo quando? Io momenti di desiderata spensieratezza! I brani sono elementari nella loro struttura, il cantato è uguale in ogni sua linea vocale, il drumming un semplice accompagnamento. Tutto si trasferisce sulle spalle delle sei corde, le quali raggiungono il vero climax negli assoli espressi. Pur non avendo ascoltato i precedenti lavori, i Kryptos rappresentano un approccio semplice e basico all’heavy metal, risultando piacevole, eppure questo old style ha il solo limite di essere debole sulla tenuta temporale. Ad ogni modo “Mach Speed Running”, “Cold Blood” e “Into the Wind” sono esaltazione pura, come anche la title track e opener dell’album.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10