(Svart Records) Strana band finlandese, tra l’altro ancor più stranamente formatasi a Berlino. Sono in quattro, due donne e due uomini. Sono al secondo album, dopo una lunga pausa dal debutto uscito per la defunta Combat Rock Industry (2013), e con il nuovo lavoro si abbandonano ad un gothic punk ricco di influenze new wave. Ma, a mio parere, questi Kuudes Silmä sono irresistibilmente simili agli Alfahanne! E, sia chiaro, si tratta di un complimento! Le similitudini passano per il singing, per quella mancanza di regole ferree relative al genere…. e per questo stile dark punk esaltato, un po’ folle, scatenato e dannatamente attraente! Cantano in finlandese e rispetto ai citati colleghi svedesi, sono più dark, più introspettivi e meno apocalittici: “Muistot Palaa” è ossessiva, tragica, elettrica… vanta linee di basso superbe, una chitarra intensa e quelle vocals che ricordano gli Alfahanne senza alcun dubbio. La title track è più grintosa, più sconvolta, irregolare ed irrequieta. Bellissima “Sinä Ja Minä”, brano con pulsazioni dark wave che non lasciano scampo. Molta melodia, melodia sconvolta su “Aistiharhoja”. Teatrale e tetra “Sivustakatsojat”, altra deliziosa decadenza con “Hiljaisuus”. Keys sublimi su “Kuolemaa”, sonorità suggestive su “Pois Suljettu”, prima della lunga e conclusiva “Viimeinen Ilta”, un brano lento, tagliente, profondo ed interpretato molto bene. “Pelko” (‘Paura’, ndr) è elettrizzante, decadente, vanta ritmiche eccentriche, keys epiche ed una potenza generale veramente possente. Un album forte. Catchy. Fin dal primo ascolto richiede, in modo convincente, un ulteriore successivo ascolto, cosa che poi succede ad ogni seguente sessione. La similitudine con gli Alfahanne toglie un pelo di originalità, anche se la componente dark wave aggiunge un tocco di personalità. Musica impegnata, intensa… facile da ascoltare ma maledettamente subdola: non molla la presa, esige la presenza dell’ascoltatore, catturandolo, ipnotizzandolo, coinvolgendolo senza tregua!
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10