(Autoproduzione) Con un nome incredibilmente evocativo, che ricorda quelli della grande tradizione prog italiana degli anni ’70, La Bottega del Tempo a Vapore dà alle stampe il proprio debut: un avvincente concept che attinge alle leggende del beneventano, terra d’origine della band, e si dispiega su dieci tracce che si muovono fra prog rock, momenti sinfonico-pianistici e addirittura qualche piccola incursione nel metal. Il primo plauso va ai testi composti da Alfredo Martinelli, incluso fra i sette membri della band nonostante non suoni alcuno strumento: sospesi fra poesia e musicalità, senza mai essere né barocchi né banali, sono interpretati con passione dal cantante Angelo Santo, capace di variare registro a seconda degli umori della musica e della storia. Dopo l’”Overture”, “Fumo d’anime” inizia puntando sull’atmosfera, ma evolvendosi presto in un brano complesso, dotato di un chilometrico ritornello relativamente orecchiabile; la Bottega non sceglie mai la strada più facile per le melodie, ma la ricchezza del songwriting premia certamente gli ascoltatori più attenti. Prendiamo, ad esempio, “Ordine e Follia”. Un brano di quasi otto minuti che inizia come una ballata folk, poi improvvisamente è come se qualcuno spegnesse la luce: qualche suono ambient, quindi una esplosione sonora di grande impatto, che a un metallaro potrebbe ricordare i Vanden Plas più ‘puliti’; infine, una coda rock solida e fluviale seguita da una breve e dolce outro acustica. Mica male, ragazzi! “Mendicanti luridi” si orienta su suoni tribali (ma sempre riletti in chiave prog), mentre “Eterea Fusione”, che racconta dell’amore fra i due protagonisti, si illumina anche di un sax. Il fatto che la canzone in questione sia una ballad non impedisce, peraltro, qualche interessante scorribanda strumentale. La tragedia incombe con “Urlanti Demoni”, un brano incalzante, a tratti ansiogeno, sviluppato talora (soprattutto nel finale) su registri teatrali. “Vita sospesa” è, dal canto suo, il pezzo più aggressivo, costruito su quelle strutture ‘a labirinto’ così caratteristiche dei Dream Theater. Un disco davvero ben riuscito in un genere davvero difficile: complimenti alla Bottega!
(René Urkus) Voto: 8/10