(Argonauta Records) Gli italiani La Fin debuttano e scuotono l’etere con un album esplosivo, un’autentica forza tellurica che abbraccia un post-black-metal per dar vita a poco meno di un’ora di lacerante sofferenza. La sonorità dominante è un doom lento ed oscuro, ma non mancano accelerazioni furiose facendo spesso sfociare il suono in generi più estremi. L’assalto sonoro viene massacrato da atmosfere angoscianti, growl possenti ed un gioco di chitarre (sono ben tre) che donano una ricca dinamica supporta da linee di basso intense e carnali. Non mancano le clean vocals eteree, gli arpeggi provocanti, un groove irresistibile ed una generale capacità di alternare gli stili abbinandoli con destabilizzante naturalezza. Pesante, demoniaca e ricca di spunti virtuosi “Inertia”, gloriosa ed introspettiva “Zero”, brano con una sezione atmosferica suggestiva. Poderosa “Hypersleep”, bellissimo il contrasto tra sonorità death e post metal su “Repetita”, geniale la violenza suggerita nell’oscurità trasmessa da “Disembody”. “Endless” si lascia andare su percorsi gotici prima di esplodere in un incrocio tra black metal e post black, mentre la conclusiva “Eulogy” congeda con possente malinconia, iniettando tracce psichedeliche su ritmiche e melodie assolutamente stupende. Con una registrazione impeccabile ed un master firmato da James Plotkin (Isis, Rotting Christ, Saint Vitus, ecc) questo debutto è un album piacevolmente complesso: certo, un ascolto superficiale sembra scorrere fluido, ma è prestando attenzione che emerge una galassia di arrangiamenti, idee, abbinamenti e dettagli i quali si svelano con gli ascolti successivi, accrescendo l’oscuro piacere che “Endless Inertia” vuole e riesce a trasmettere.
(Luca Zakk) Voto: 8/10