(Avantgarde Music) Melodie che toccano l’anima, che guidano attraverso quel labirinto interiore, viaggio introspettivo verso il centro dell’io. Atmosfere malinconiche, un’aura depressiva, che guarda lontano, al futuro, con una lieve sensazione di speranza data dalla comprensione, dalla scoperta delle risposte, dalla fine del viaggio. Rock gotico, dark wave, esperienza musicale alternativa, che dissolve particolari elementi folk in un alone triste ed oscuro. Caratterizzati da un’angelica voce femminile e da una voce maschile estremamente personale, assolutamente teatrale, i Laburinthos riescono a mettere in piedi uno spettacolo oscuro e molto drammatico, ricco di passione, sensazioni, di emozioni ricche e complesse, emozioni che riescono a toccare i più reconditi meandri della persona. Un’ottimale scelta di strumenti ed orchestrazioni, rende queste cinque tracce molto affascinanti, a tratti epiche. Linee di basso molto sensuali sostengono chitarre e tastiere gotiche, melodiche, romantiche, riflessive. Risultano quasi mistici questi trenta minuti che finiscono troppo, troppo presto, destandomi dallo stato di trance nel quale adoro abbandonarmi durante l’ascolto di un simile lavoro. “The Great Brothel of Mankind”, la opener, riassume nei suoi nuove minuti lo stile di questa band di Suceava, Romania; certi passaggi sono così ricchi di suspanse, da portare il pezzo ai confini con la colonna sonora di se stesso. “Crucified Among My Lovers” offre un ritmo leggermente più sostenuto, alcune componenti più metalliche, ma anche progressive ed ambient. La parte intermedia, musicalmente eccellente, riesce a trasmettere quelle fredde ed avvolgenti sensazioni di una piovosa mattina autunnale. “The Emotion of Stone Is Hidden in Divine Sigh” è il pezzo dove la band si scatena; nonostante si tratti del pezzo più corto dell’album, gli elementi in esso contenuti sono molteplici: una linea di basso irresistibile introduce un’impostazione teatrale che viaggia verso l’epico, chitarre che a tratti ricordano gli Hawkwind, tendenze folk, fino a sfociare in puro gothic metal. “Jesus or Christ” tocca altri livelli. Assurdamente impostata, raggiunge nuovi apici in materia di bizzarro, riscrivendo il concetto di ‘umore instabile’; la voce femminile è stupenda, e l’insieme del pezzo conduce verso nuovi e più alti livelli emozionali. “God Wept In Tunguska” contiene un’atmosfera magica, incantatrice, un assurdo serpente che ipnotizza la sua prede. La voce maschile crea concetti e ipotesi ai confini tra realtà e sogno, un sogno che si desta verso la parte conclusiva del pezzo, dove le atmosfere si fanno rock, con quella chitarra stupenda attorno alla quale la linea di basso gioca, si propone, si attorciglia. Un disco ottimamente prodotto, dove ogni suono ha il suo valore, dove nulla viene offuscato, confuso, o perso. Un perfetto equilibrio tra i musicisti ed i cantanti, con nessun ruolo dominante o virtuoso. Un’esplorazione di territori compositivi che non si lascia trattenere dalle ovvie orchestrazioni inserite quasi sempre in ambito gotico. Un superbo lavoro di tastiere, una splendida chitarra, ed una sessione ritmica con un basso assolutamente fantastico. E’ il debutto per questa band. Un debutto che non lascia alcun dubbio: musica scritta con intelligenza e passione, con idee ricercate, elaborate, ma molti efficaci. I Laburinthos interpretano il vero scopo della musica: coinvolgere completamente e regalare sensazioni.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10