(Solitude Prod.) I brasiliani Lachrimatory hanno già pubblicato il proprio secondo album, autonomamente, nel 2011, ma è grazie alla Solitude Prod. se oggi “Transient” può conoscere una vasta diffusione anche in Europa. Inutile precisarlo dato il monicker e la copertina: i nostri si dedicano a un doom/death plumbeo e rarefatto. Le danze (stavolta è quasi il caso di dirlo!) si aprono con i dodici minuti di “Seclusion”: il contrasto fra il violoncello di Maiko Thomé e il growling di Àvila Schultz non potrebbe essere più netto. Il brano è ben sviluppato soprattutto nell’alternarsi fra chitarre acustiche ed elettriche. Ho pensato molto ai My dying Bride delle origini, ma i Lachrimatory hanno comunque la loro personalità. La traccia autotitolata è costruita spesso su un tappeto di tastiere ondeggiante, mentre “Clarity” è il brano dove il violoncello si esprime davvero al meglio, creando un contrappunto costante. Struggente la melodia portante di “Deluge”, forse un po’ troppo lunga per ciò che propone, anche se il duetto fra pianoforte e violoncello a metà brano ha il suo fascino; la conclusiva “The Void” è invece la marcia funebre del lotto, il pezzo più lento e anche più estremo. Dal Brasile di solito arrivano altri generi, ma i Lachrimatory non deludono sotto nessun profilo.
(René Urkus) Voto: 7/10