(Brucia Records) Due studi torinesi, il Deepest Sea e l’O.F.F. e uno alessandrino, il Guilty Coven, sono stati coinvolti per assemblare questo vortice di tenebre. All’attento missaggio di Dano Battocchio, presente anche nelle registrazioni al Deepest Sea, è stato poi seguito dal sigillo imperiale del processo di masterizzazione di sua maestà James Plotkin. Il risultato è questa estremizzazione noise, drone metal e pazzie varie, alcune probabilmente improvvisate, dei cinque musicisti che formano LaColpa. L’album prevede ‘musica’ e suoni sotto la spinta di visioni di sofferenza della condizione umana. LaColpa osserva questo soffrire, il legarsi del sofferente a schemi religiosi che non portano a nulla, perché la realtà e le sofferenze che causa sono ben visibili, al contrario dei vacui e immateriali concetti religiosi. Cinque pezzi con il primo che sembra la simulazione di un essere posseduto da chissà quale demone, un altro di suoni talmente laceranti e caotici che confluiscono in un terzo dove urla, cacofonie e rumorismi esplodono. Il quarto dei cinque episodi dell’album è tra il doom e il black metal e sempre di stampo noise, seguito dalla chiusura di “Post Tenebras Lux”, con l’ennesima ondata estrema che si dissolve in un malinconico arpeggiare in stile The Cure dei primordi. Quiesta è dunque un’istantanea di “Post Tenebras Lux”. Frequenze laceranti, suoni distorti e saturi. Ritmi possenti e solenni, spaventosi e severi. Atmosfere e ambientazioni, musica usurata e lasciata a brandelli. “Post Tenebras Lux” manifesta solo tenebre e un dolore, consapevole, immenso.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10