(Autoproduzione) I giovani Lambton Curse, di Arezzo, hanno preso la coraggiosa decisione di produrre per il proprio debutto assoluto non un ep o un singolo, ma un intero disco di dieci tracce: la registrazione è un po’ carente (soprattutto nella regolazione dei volumi e nei suoni di batteria), ma le idee ci sono, e ne esce fuori un onesto disco di power metal con qualche venatura epica. Dopo la classica intro alla Rhapsody, dai toni medievali, “Time to die” è una grintosa cavalcata power con un discreto refrain, ma è superata da “No Way out”, dove c’è un bell’utilizzo delle keys. Elaborata “Soldier’s Fate”, che alterna con disinvoltura parti epiche ad altre quasi progressive; gradevole pure la ballad acustica “Moonlight Elegy”, dove pure c’è un gran lavoro di tastiere. La traccia autotitolata, preceduta da una intro dove forse la voce narrante è un po’ troppo impostata, ha uno sviluppo in crescendo e un riff portante molto convincente; si chiude con la lunga “Bane of Durin”, legata naturalmente al mondo di Tolkien, che mi sembra riecheggiare in più di una occasione anche il tema portante della colonna sonora della trilogia cinematografica. “Knight of Fate” è un disco spontaneo, che dieci anni fa sarebbe passato per un ottimo autoprodotto; oggi il mercato si è fatto più smaliziato e deciso, e certe pecche (soprattutto di produzione) sono più difficili da perdonare, ma il risultato potrà comunque piacere a chi apprezza la dimensione sinfonica, battagliera e medievaleggiante del power metal.
(Renato de Filippis) Voto: 6,5/10