(Nuclear Blast) Fanno il grande salto, gli svedesi Lancer: per il loro terzo album (qui la recensione del secondo ) si accasano addirittura presso la Nuclear Blast, che da qualche tempo sembra voler riscommettere qualcosa sul power metal… forse, però, in questo caso il colosso tedesco non ha puntato sul cavallo giusto. Gli scandinavi, infatti, seguono troppo pedissequamente le orme dei maestri del genere, e in particolare dei loro conterranei Hammerfall. La opener “Dead raising Towers” è, appunto, molto hammerfalliana… ma se vogliamo cogliere anche un elemento di ‘originalità’ ci sento anche un po’ di Primal Fear. Strilla come un dannato Isak Stenvall in “Future Millennia”, poi con la lunga “Victims of the Nile” abbiamo il classico brano double face, prima un inizio lento d’atmosfera e poi una accelerazione con pioggia di solos. “Iscariot” è molto vicino al repertorio degli Edguy; per ascoltare un brano davvero interessante dobbiamo aspettare “Follow Azrael”, che mescola un po’ le carte con un intermezzo addirittura bluesy. Di classe anche la semiballad “World unknown”, con un ritornello semplice quanto incisivo; ma la conclusiva “Envy of the Gods”, che vuole incorporare anche suggestioni maideniane, finisce per risultare un po’ slegata. I Lancer fanno musica fin troppo derivativa: gli si può perdonare uno o due full-“length”, ma non un’opera terza con sicura visibilità mondiale.
(René Urkus) Voto: 6,5/10