(Metal Mind Records) L’occhio cade su una dicitura della Metal Mind che definisce il terzo lavoro dei polacchi Leash Eye come hard rock in stile 21° secolo. Viene da sorridere se penso che questo stile contemporaneo altro non è che hard rock, stoner, rock seventies. Il tutto è un southern metal molto vivace, graffiante, pieno di energia. Insomma un sound da 21° secolo è conseguentemente nato dalle cose del passato, rispettoso di modelli e cliché senza minimamente spostarsi da essi, pur raggruppandoli insieme. Una delle classiche caratteristiche del genere vuole una voce come quella di Sebb, magnifico vocalist dall’ugola roca, ruggente. Lui è enfatico nel dare tono ai testi, come un simpatico e ironico beone da pub pieno di stile. La sua carica è ovunque. Il resto della band costruisce il sound, tra bordate southern con influenze Kyuss, Soundgarden ed Alice In Chains, ma senza mai riprenderle fedelmente, giusto per non essere un altro gruppo clone di qualcosa. Southern metal acceso, vivo, restituito da una produzione pulita e che non snatura il lavoro dei musicisti. Questi poi hanno un loro bagaglio formativo non indifferente: l’ottimo Voltan, ovvero Piotr Sikora, è tastierista degli Exlibris, lo stesso Sebb è dei Dragon’s Eye, thrash metal band molto attiva, Opath era uno dei doomsters Corruption. Completano la formazione Marecki (basso) e Konarski (batteria). Corrosivi nella giusta maniera, coinvolgenti oltre il limite, i Leash Eye sfornano un serie di pezzi festosi, dannatamente rock ‘n roll nella loro sostanza e spaziando da assalti robusti a situazioni nettamente più melodiche (su tutte “Been Too Long”), ma senza mai scadere in banalità. Ulteriore atto di bravura del saper comporre da parte di Sebb e soci è “Never Enough”, una specie di soave ballad, ma orchestrata e ben condotta e che precede una micro-ghost song. “Hard Truckin’ Rock” è un lavoro dal giusto ritmo, è coinvolgente e ti fa credere che in Polonia spesso la neve lascia il posto all’arsura del sole.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10