(Massacre Records) Sono un tantino stupito dal fatto che la Massacre abbia deciso di licenziare questo nuovo lavoro dei loro connazionali Led Astray, perché negli ultimi tempi le produzioni Massacre sono state nitide oppure in alcuni casi supportate da una produzione fantascientifica. Suoni sempre puliti e tirati a lucido, invece i Led Astray non sono proprio così. La produzione è stata comunque lodevole e ha permesso ai suoni di avere spessore, ma non è quel genere di lavoro dove la batteria suona pulita e precisa o le chitarre hanno una distorsione di seta. Chiarisco dicendo che i Led Astray sono una death metal band che ha una ispirazione più o meno retrò nel riffing, denota qualche influenza thrash e hardcore e spesso accelera i ritmi fino a spingersi anche oltre il death metal. Ci sono un po’ di cose in questo sound eppure non c’è abbastanza per dire che il lavoro dei Led Astray risulti poi completo. La band consiste in sei musicisti, due chitarre, basso e batteria e poi un growler e uno screamer e a questi si aggiungono addirittura altri tre cantanti, anche se come ospiti in alcune canzoni. Sono Marcus Dietzsch dei Dying Humanity in “Demon”, e Daniel Dittelbach, un ex Absidia, in “Decayed Privacy”. Tra un colpo alla Slayer, bordate brutal death metal, riff alla Death, Master, Kreator e cose hardcore, ecco saltare fuori un minestrone vero e proprio. E’ un minestrone perché l’album non ha una direzione, perché il doppio cantato alla lunga sa essere davvero monotono e il batterista, Maximilian Panzer, si piazza con i piedi sui pedali e va avanti a tutto gas. Sarà il cognome a condizionarlo! Nonostante questo il riffing è decisamente un corollario di soluzioni sentite in ambito thrash e death metal tante volte e in tanti anni. Accorpare insieme questa antologia di accordi può anche essere divertente e crea svago. Ma quanto valore può avere in definitiva un album costruito in questo modo? Mi sembra che gli Led Astray si dimostrino degli estremisti del metal, ma forse non hanno ben capito il concetto che c’è dietro o forse non hanno la giusta personalità per farlo.
(Alberto Vitale) Voto: 5,5/10