(High Roller Records) “The Wizard and the Tower Keep” mi aveva davvero entusiasmato; mi sono quindi lanciato sulla ristampa su LP del debut dei Legendry… per uscirne parzialmente deluso. Questo disco (non lontana nel tempo la prima uscita: è del 2016) è forse ancora più primitivo, retrò e fumoso… ma anche prolisso e a tratti decisamente noioso. La scaletta è dominata da 4 brani tutti attorno ai dieci minuti. “For Metal we ride” è eccezionale: nove minuti di epic/proto metal (esiste?), primordiali, inglesissimi, che creano una atmosfera lontana e sospesa, e riverberano di Pagan Altar, Wishbone Ash, Uriah Heep… e se volete un riferimento contemporaneo, Wytch Hazel. Devo dire però, come già annunciavo, che in questo brano c’è il meglio del disco: il resto non sarà all’altezza. “Ancestor’s Wrath”, al netto di un assolo che definirei psichedelico, è decisamente monocorde; “Mists of Time” è una jam session protometal (da Manilla Road dei primi due dischi) che va forse troppo per le lunghe (quasi dieci minuti!). Va meglio con “Phoenix’s Blade”, che contiene un altro assolo di ottimo livello, sempre lisergico e serpentino, stavolta in un brano che, seppur lungo (oltre 8’), è ben equilibrato. La cover di “Necropolis” dei Manilla Road (sempre loro) è, se possibile, più sgangherata dell’originale; gli oltre dieci minuti di “Winds of Hyboria” non vanno però veramente da nessuna parte, e risultano un esercizio di ortodossia all’epic metal assolutamente sterile e autorefernziale. Meno male che la band ha poi ingranato la quarta! Il debut non lasciava certamente presagire ciò che è venuto dopo.
(René Urkus) Voto: 6,5/10