(Amor Fati Productions / Extraconscious Records) Il Belgio sta diventando sempre più produttivo per quanto riguarda il black metal e questi Lhaäd, parte dello stimato collettivo Nox Entity, che comprende anche artisti del calibro di Entartung, Rituals of the Dead Hand e Wolven, giungono al loro secondo disco. Prima di immergersi in questi sei intensi brani, va capito il moniker della one man band di Lykormas (Filip Dupont): Lhaäd è un anagramma di ‘hadal’; la zona adale, nota anche come zona adopelagica, è la regione più profonda dell’oceano, situata all’interno delle fosse oceaniche. Il nome deriva da Ade, l’antico dio greco degli inferi. L’idea di base, dunque, è offrire la stessa incredibilmente vasta oscurità e tensione, come se l’ascoltatore dovesse davvero essere catturato e trascinato sul fondo dell’oceano, nel profondo degli abissi, dove nessuna fonte di luce arriva. Ed ecco che infatti l’album si intitola “Beneath”, ‘sotto’, un seguito al primo disco che si intitolava “Below”: ma ‘Below’ è un ‘sotto’ meno intenso, è un ‘sotto’ rispetto a qualcosa, mentre ‘Beneath’ va più avanti, è più assoluto, anche più formale nella rappresentazione di inferi ed abissi senza possibilità vita per noi creature mortali. Sei brani, identificati da un numero romano progressivo: ritmi impattanti, linee vocali tetre, incedere sempre esuberante in quella dimensione di totale di ombra impenetrabile. Lo chiamano ‘hadopelagic black metal’, tanto per relazionarsi all’insieme di creature che vivono nelle acque al di sotto dei 6000 metri di profondità. L’album rende l’immagine degli abissi? Generalmente no, pochi passaggi connettono con le profondità oceaniche, però senso di soffocamento, di oppressione, di totale privazione di aria e fonti luminose sono onnipresenti, e questi quaranta minuti sono tutt’altro che amichevoli! Black metal efferato, opprimente, lacerante, travolgente, infinitamente inquietante!

(Luca Zakk) Voto: 8/10