(Karisma Records) Qualche anno fa, in occasione di “Villa Carlotta 5959” (recensione qui), i Ljungblut erano cresciuti fino ad essere una band che, puntando verso l’internazionalità dell’inglese, chiudeva anche il ciclo dei dischi in lingua madre. Ed ora, dopo cinque anni, ecco un ritorno alle radici… letteralmente un ritorno a casa per il mastermind Kim (Seigmen, Zeromancer), il quale dopo un sacco di tempo decide di tornare nel piccolo cottage di famiglia, nella municipalità di Sauda, sui fiordi tra Bergen e Stavanger, in Norvegia. Con lui? Una chitarra acustica, quello stagno verde, lo scroscio del gelido torrente che scorre nelle vicinanze, un gregge di pecore e alla sera un cielo stellato da mozzare il fiato. Cinque brani, nuovamente in norvegese, che riassumono le emozioni di queste giornate lontano dal mondo, cinque brani composti e suonati in quel luogo, dentro quella meravigliosa solitudine. Brani intimi, brani seducenti, brani nei quali la bellissima voce di Kim gioca con una chitarra intensa e rumori d’ambiente rilassanti, pacifici, lontani da qualsivoglia frenesia cittadina. Musica profonda, musica nostalgica: nostalgica come il ricordo dell’infanzia, di quei viaggi verso il cottage di famiglia, in auto, con musica diffusa dall’autoradio a cassette dell’automobile dei genitori… un ricordo tanto forte da far si che “Sauda” -digitale a parte- esca solo in musicasetta, per tornare alle origini, per ricominciare un viaggio, per riviverlo con rinnovata intensità.
(Luca Zakk) Voto: 8/10