(Napalm Records) La band norvegese Lonely Kamel nel giro di pochi anni (2008-2011) ha realizzato tre album, nel mentre ha svolto tour in Francia, Germania, Olanda e Svizzera. “Dust Devil” sprigiona uno stoner d’impatto, robusto e con notevoli influenze settantiane, come già lascia presagire l’intro in slide dell’opener “Grim Reefer”. Non ci sono solo i Black Sabbath nelle note dei norvegesi, ma anche Led Zeppelin (“Whorehouse Groove”), gli Atomic Rooster, blues e dissonanze varie sempre del periodo sopracitato. Uno dei massimi esempi è la fase centrale di “Rotten Seed”, armoniosa e sperimentale fusione di quanto già detto. I recessi psichedelici e space rock vengono però sfiorati nella seguente “Seventh Son”. In “Hard to Please” sembrano i Free portati a velocità ben più sostenute, e stravolte, mentre “Roadtrip With Lucifer” è una sovraccarica versione del miglior desert rock dei Kyuss. Si distingue anche “Ragnarörkr”, barocca e accattivante da diventare una storpiatura dei Black Widow o degli stessi Sabbath. Cosa è “Dust Devil” se non un’espressione di lucida e giocosa follia? E’ la sincera saturazione dei modelli settantiani, con chitarre roche e dal timbro fuzz. Allo stesso tempo i Lonely Kamel hanno il pregio di proporsi in alcuni frangenti come la rivisitazione delle rivisitazioni altrui! Basterebbe ascoltare “Blues For the Dead”, in cui sembra di udire il tocco dei Lonely Kamel riprendere i Cathedral che riprendono i Black Sabbath! Un gioco di specchi, fatto con disinvolta personalità e stile.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10