(Napalm/Audioglobe) I Lonewolf mi piacciono (l’ho già detto chiaramente QUI) fra gli ultimi a suonare quell’heavy/power torrenziale che tanto mi appassiona, i francesi hanno trovato presso la Napalm Records una casa accogliente che stimola la loro creatività. Questo sesto disco in studio, a neanche un anno e mezzo di distanza dal precedente, conferma lo standard qualitativo assai elevato cui è ormai giunta la musica dei nostri. La canzone che dà il titolo al disco è così gradevolmente Running Wild che mi chiedo dove siano finiti i Lonewolf rabbiosi e fracassoni dei dischi precedenti! Ma eccoli qui, a pochi brani di distanza, con la terremotante “Hellride”, in pieno stile Wizard, Paragon, primi Iron Fire e compagni del metallo muscolare. “Time for War” ha i suoi pacchiani cori alla Manowar, ma il capolavoro dell’album è lì a un passo: “Another Star means another Death” recupera nuovamente quella dimensione vagamente folk, quadrata ed epica che è da sempre la caratteristica delle produzioni di Rolf Kasparek, per un risultato veramente ispirato e incalzante, che si canta dopo un minuto. Ingenua quanto trascinante la fast song “Dragonriders”, mentre “Guardian Angel” è una solida cavalcata con qualche spunto NWOBHM. Chiudiamo con gli otto minuti di “Destiny”, pezzo d’impatto con un grande lavoro chitarristico, che mi ha ricordato, non tanto nei toni quanto nella struttura, uno dei miei brani preferiti di sempre, “Mutiny” degli svizzeri Emerald. Coinvolgente e convincente: non so cos’altro chiedere a un disco per defenders che hanno bisogno di carica per affrontare la vita.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10