(Hammerheart Records) E questi da dove saltano fuori? Non erano scomparsi un oltre un decennio fa? Si, i blacksters svedesi pubblicarono il precedente disco, “The Black Curse”, nel 2008 (quasi tre lustri or sono!) finendo poi per sciogliersi -qualche apparizione live a parte- anche a causa dei problemi di salute del batterista Micke Backelin. Ma eccoli ritornare, ora come trio anche se con una line up abbastanza originale, la quale vede pure Micke tornare dietro le pelli! Furiosi fin dalla prima traccia, “Legion”, la quale apre con impeto spietato, quasi come se durante questi anni le forze infernali si siano accumulate, comprimendosi fino ad una inevitabile deflagrazione. I primi due brani non prendono prigionieri, mentre “Rapture of Belial” apre a teorie più melodiche ed orientate alla chitarra, anche se decisamente più oscure, una mancanza di luce naturale che viene esaltata dall’imprevedibile violenza disperata di “Destruction” e dalla profondità introspettiva “Belie all Gods”. “Evil Incarnate” è lenta e pesantissima, un pezzo che evolve fino ad un suggestivo finale con una chitarra solista decisamente emozionante. Imprevedibile, nuovamente ricca di melodia e tenebrosa la malinconicamente disperata “Alpha and Omega”, prima della conclusiva, strumentale e superlativa “Lamentations”. Non sembra che l’assenza dalle scena abbia indebolito l’indole dei Lord Belial, anzi; resta difficile comparare la potenza di questo disco con la precedente discografia, in quanto sono cambiate le epoche, gli stili e le percezioni degli ascoltatori. Tuttavia, resta innegabile che la qualità di questa perla oscura, l’atmosfera, l’impatto sonoro e la potenza espressa in molteplici forme, da quella più estrema a quella più allettante, rimangono un supremo esempio di metal melodico, fuso nel metal estremo con un ascendente black metal, che innalza il suono ad una entità che si slega da qualsiasi epoca.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10