(Woodcut Records) Secondo capitolo per i finlandesi Lord Of Pagathorn, attivi dal 1992 ma giunti al debutto solo quasi quattro anni fa con “Nekros Philia” (recensione qui). Il loro black lineare si intensifica, si arricchisce: mantiene quel bagno di sangue oltraggioso, ma cura più i dettagli, inserendo cambi avvincenti, melodie ed arpeggi provocanti, offrendo una dimensione maligna molto più coinvolgente. Si, è delizioso quell’alone di perversa immoralità che aleggia durante questi tre quarti d’ora, aperti dagli arpeggi clean di “Intro: Nietzscherion”. Un male che con “Evil to Destroy Evil” si mescola ad odio, a rabbia… sentimenti che si intensificano sulla travolgente “Ghosts Among Us”. Si nota subito che la band non punta a tempi maniacalmente sfrenati, esaltando piuttosto i mid tempo tirati, sempre capaci di dar vita ad un groove esaltante e poderoso. La teatralità quasi epico-decadente della prima parte di “Prayer of Desecration” dimostra che Lord Of Pagathorn, sanno comporre e sanno anche lasciarsi andare ad una sfuriata con accenti marcatamente thrash metal. Brutalità ma con accenni sinfonici molto ben riusciti su “Rise of the Celestial Scythe”, un brano che mescola con creatività riff pesanti e divagazioni acustiche di sapore tribale. Trema tutto con un sostanzioso old-school impostato con uno sguardo sia al black che al death su “Builders of the Higher Places”. Rituali estremi con “Spiritual Spiral Stairs”, un brano che sa esaltare l’essenza del black, specialmente con il mid tempo cadenzato verso il finale. La conclusiva “Throne of Lucifer” è maledettamente lenta, crudele, sofferta, oscura e pregna di dannazione. Un album black metal scritto e suonato con regole antiche, ma arricchito da idee non moderne ma al passo con i tempi. Un disco scorrevole, dove ogni singolo brano offre un ventaglio vasto di stimoli: dall’odio alla rabbia, dall’oscurità all’headbanging più sfrenato!
(Luca Zakk) Voto: 8/10