(The Church Within Records) Nel 2007 terminò l’era dei Reverend Bizarre. Ed iniziò quella dei Lord Vicar, mossi dalla forza oscura che, tra i vari nomi, è ormai nota come Kimi Kärki; Artista pieno di idee, lui come i suoi colleghi (specialmente Sami Hynninen, tanto che vari progetti dei due artisti si incrociano, si annodano, sono espressione di una singola essenza, di un singolo peccato originale (Orne, Lord Vicar, Opium Warlords, E-Musikgruppe Lux Ohr ecc. ecc.). Quindi non sorprende che Lord Vicar suoni come la continuazione dei Reverend, forse perché è proprio così che deve essere, quello che Kimi vuole, quello che la sua tetra creatività vuole proporre. Siamo al terzo album in quasi un decennio: un album molto più corto (quaranta minuti anziché un’ora circa), una scelta intenzionale per concentrare la colossale potenza di questo suono, di questo genere. Poi la copertina stessa riporta indietro agli anni precedenti il 2007. Si. È Kimi. È lui, sempre lui, questa è forse la sua creatura, il suo vero progetto solista (provate a pensare al suo stage name nei Reverend…): e si sente! E per fortuna! “Gates Of Flesh” si sviluppa su sette canzoni ricche di melodia, di atmosfera ma anche di suono marcio e pesante. Il cantante (che è Chritus dei Goatess) offre una performance inquietante e suggestiva, con delle lyrics che esaltano la carne nella sua decadenza, sua debolezza e suoi piaceri. “Birth of Wine” attacca con possente energia, ma sorprende dopo poco con una intrigante melodia che si evolve verso un tempo lento ed una chitarra assolutamente sensuale. Ricca di pulsazioni “The Green Man”: ritmica crudele con un ritornello superlativo ed indimenticabile, cantato in maniera eccellente. Nebbie impenetrabili calano con la tetra “Breaking The Circle”, mentre si materializza la crudeltà con “Accidents”. L’introspettiva “A Woman Out Of Snow” precede la track finale, una canzone vecchio stile, con una durata monumentale che supera i dieci minuti: “Leper, Leper” è un qualcosa di magicamente perverso; una canzone dolcissima tanto quanto infernale… quanto decadente…. suggestiva… con versi come “Leper, you used to be so beautiful” (Lebbrosa, una volta eri così bella). Questo è il doom, con tutta la sua melodia, grinta, poesia ed oscurità. Ed io trovo semplicemente grandioso che questa entità multiforme continui ad esistere, a comporre e a creare dischi di questo spessore!
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10