(I, Voidhanger Records) Sono rimasto un po’ spiazzato da questo “Arrayed Claws”, terza prova discografica degli altoatesini Lorn, duo dedito ad un black metal pesantemente contaminato da soluzioni psichedeliche, alternando furia cieca tipica del black con atmosfere oniriche e viaggi mentali. Questo almeno nei primi due dischi, perché in questa terza prova, il lato psichedelico è decisamente in secondo piano, in favore di brani più muscolari e furiosi, spesso inframmezzati da partiture ambient, che creano un violento contrasto con le sonorità estreme, lasciando una sensazione di angoscia palpabile. È il caso dell’opener “Disharmonic Feticism”, caratterizzata da chitarre dissonanti e vocals estreme, il tutto sorretto da un drumming veloce e potente, preciso e mai caotico, nemmeno quando si lancia in furiosi blast beats. Alcuni stacchi sono piuttosto inusuali, e mi ricordano in qualche modo i Satyricon di “Rebel Extravagantia”. All’improvviso l’atmosfera cambia, e gli ultimi tre minuti del pezzo sono caratterizzati da soffuse orchestrazioni di stampo ambient che, come ho detto prima creano una inquietante sensazione, quasi claustrofobica. “Abstract Trap” recupera un po’ quella psichedelia degli album precedenti, con sintetizzatori che si inseriscono bene all’interno di partiture black tiratissime, interrotte nuovamente da atmosfere ambient, decisamente gelide e spaziali. “Toybodïm” e “Süt-aq-Köl” alternano sfuriate black a momenti più cadenzati ed epici, con un testi che trattano di mitologia altaiana. Un arpeggio ossessivo e dissonante sorretto da un drumming lento ed ipnotico costituiscono “Aus Nebel Turm”, che conclude un album secondo me interlocutorio e sperimentale, molto gradevole all’ascolto ma che mortifica parzialmente le visionarie intuizioni dei primi album. I pezzi sono di ottima fattura, prodotti tra l’altro in maniera professionale, ma credo che se avessero sviluppato i viaggi mentali dei primi due dischi, ci saremmo trovati di fronte ad un capolavoro.
(Matteo Piotto) Voto: 7/10