(Century Media Records) Terzo album per gli americani Lorna Shore: un blackned death metal con direzioni sinfoniche ma anche epiche, il quale li colloca a cavallo tra il death classico e bands che spaziano dagli Amon Amarth ai The Monolith Deathcult, inneggiando ai Dimmu Borgir e lambendo anche i confini dei Nile. Violenti, poderosi, ma anche molto sinfonici, con attacchi breakdown apocalitticamente micidiali oltre che a divagazioni melodiche dalle caratteristiche virtuose, il tutto celebrando il nuovo vocalist CJ McCreery dei Signs of the Swarm. Se alle origini della band c’erano sonorità moderne in stile deathcore, questo nuovo album abbandona e seppellisce tali radici, raggiungendo nuovi limiti in termini di aggressività, cura dei brani ed efficacia nell’impatto. In apertura la title track: subito una direzione epica e marziale, prima di una furia guerrafondaia letale, nella quale si scatenano l’ottimo nuovo vocalist ed il chitarrista con un ottimo assolo, interrotto con veemenza da un breakdown assassino. Rabbia in chiave molto sinfonica con “Death Portrait”, canzone nella quale emerge quel bellissimo sentore che ricorda i Nile. Rocambolesca “This Is Hell”, decisamente in territori symphonic black “Hollow Sentence”. Un power metal gloriosamente drammatico infettato da altro symphonic black nell’accattivante “Warpath Of Disease”, forse il brano più riconducibile all’ispirazione derivante dai Dimmu Borgir, mentre “Misery System” ritorna con cattiveria ad un death metal più radicale, anche se non mancano delle ottime e maliose keys. Melodica e cadenzata “Obsession”, furia cieca che sfiora rallentamenti grind core su “King Ov Deception”, un brano con il vocalist che si spinge all’estremo. Tirata, con uno stimolante assolo ed in qualche modo ipnotica “Darkest Spawn” mentre la conclusiva “Relentless Torment” è più diretta, senza particolari sorprese (secondo lo standard dei Lorna Shore), ma per questo motivo certamente non meno efficace. Album molto piacevole e scorrevole. Quell’alternanza tra epico e violento diventa suggestiva e maledettamente attraente, mentre quelle orchestrazioni che ricordano gli ultimi Dimmu Borgir creano una cortina di solennità trionfale… mentre là sotto i riff e la poderosa veemenza del vocalist lacerano l’etere con un tappeto sonoro impetuoso e alimentato da infernale furore.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10