(Pelagic Records) La band parigina Lost In Kiev ha pubblicato qualche mese fa il proprio quarto album che sintetizza perfettamente il proprio stile, cioè un post rock ampliato da elementi cinematic, electro e di una sana per quanto levigata e sottile psichedelia. La dolcezza e grazia delle melodie dei Lost In Kiev è caratterizzante. Esse scorrono nei brani che suonano strutturati, con cambi di passo che ondulano da un’andatura media a un più veloce, poi un bridge e una ripresa duale di queste avanzate dai toni sempre evocativi. Uno dei pezzi cardine di “Rupture” è “Prison of Mind” che vede la partecipazione di Lovic Rossetti dei The Ocean: una linea melodica portante, più cambi di passo e poi l’emergere di queste vaste atmosfere. “Rupture” vede scenari creati dalle chitarre che si sommano ai sintetizzatori ed espandono le atmosfere nelle quali la sezione ritmica sospinge il tutto con misurata energia. L’elettronica si integra dunque al canonico lavoro di chitarre, basso e batteria e il tutto è snello, agile. “But You Don’t Care” è un inno a questa agilità: nella canzone emerge l’arpeggiare con un delay e quel trillare delle corde ha un aspetto un po’ rétro e con la parte centrale dove si esprimono sintetizzatori freddi, un po’ anni ’80 in stile synth-wave. Questo pezzo è un ideale ponte d’unione di stile tra quella decade e il post rock attuale. I pezzi sono tutti strumentali, fatta eccezione per “Prison of Mind”. “Dichotomy” vede un buon intreccio tra tutti gli strumenti: melodia e ritmo si fondono e il brano è un crescendo un po’ ondulato che esplode nel suo finale. La title track è posta alla fine dell’album e appare come una outro allo stesso con una seconda parte in cui tra giochi di consolle di studio e tratti noise, i Lost In Kiev si concedono dall’ascoltatore come se fossero in ascesa verso sfere ignote. “Rupture” è un viaggio tra atmosfere e melodie plasmate da sintetizzatori e nella seconda parte dell’album questa impostazione diventa preponderante. I Lost In Kiev sono abbastanza oltre certi formalismi spesso abusati del post rock.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10