(Autoproduzione) Davvero una sorpresa, i brasiliani Lothlöryen: band attiva fin dal 2002 e autrice, questo incluso, di cinque full-“length” e svariate produzioni minori; band capace di mischiare le carte e i generi come davvero pochi sanno fare; band, per dirla in due parole, che stupisce, a partire dalla stranissima copertina in cui, se capisco bene, uomini di scienza (in primo piano c’è Stephen Hawking) si dilettano di un rogo da inquisizione… Dopo “…a Journey begins”, una intro di folk acustico che solo nel finale si volge all’elettrico, la successiva “Heretic Chant” ha una grande melodia ma anche molta energia, per cui mi è capitato di pensare agli Elvenking della prima fase, se non addirittura agli Spellblast o ai Vexillum. Tutte band italiane e non credo sia un caso: spesso ci sono dei ‘passaggi segreti’ fra la scena mediterranea e quella americo-latina… in ogni caso il resto del disco va in tutt’altra direzione, il power/folk c’entra ma non troppo. “God is many”, pezzo pieno di sfumature e cambiamenti, crea infatti un ponte fra il prog rock arioso e il folk celtico, e sono ancora chitarre acustiche luminose ed estive a dominare “Time will tell”. Così, “Manipulative Waves” è praticamente un pezzo di prog rock fine anni ’80 su cui si innesta un ritornello power dalla vaga matrice epica: non male, ragazzi! “Night is calling” è una sorta di omaggio impazzito a certe sonorità dei Joy Division, mentre la matrice prog rock riemerge nella godibile “The Convict”, con un altro refrain a cascata molto indovinato. Dopo le trame complesse di “The Quest is on”, che ricorda in modo vago gli ultimi esiti dei Blind Guardian, si chiude addirittura con una ballata dai toni southern, “Wavery Time”. “Principles” è in grado di travalicare con astuzia generi che di solito comunicano poco, per un risultato finale che appassiona e meraviglia.
(René Urkus) Voto: 8/10