(Sliptrick Records) Ormai una decina di anni fa mi trovai casualmente fra le mani il debut degli Hantaoma, band occitana che mescolava in modo incredibile death e folk caratteristico delle proprie zone. Ritrovo le stesse, bellissime atmosfere nel secondo album dei torinesi Lou Quinse (in Occitania il loro monicker indica il diavolo, carta numero quindici dei tarocchi): “Lo Sabbat” è una scatenata e originalissima versione di brani tradizionali delle valli alpine, riletti con una attitudine metal rabbiosa e sanguigna. “Chanter, boire et rire rire” è subito scatenata nella sua allegria non volgare, non da taverna; e contiene pure dei passaggi strumentali molto invitanti. “Diu fa’ ma Maire Plora” ha un tono picaresco, mentre è torrenziale, a tratti quasi extreme metal “Dessús la Grava de Bordeau”. In “Purvari et Palli” è esaltante il gioco delle doppie voci maschile e femminile, mentre lo strumentale “La Martina” ha qualcosa di assurdamente andino e sudamericano. Alla fine della scaletta, “La Marmòta” riesce a inserire nel sound qualcosa che sa di rock anni ’70 o di vaga psichedelia… Un disco che praticamente non assomiglia a null’altro che oggi sia sul mercato: consiglio a tutti almeno di saggiarlo, ne sarete conquistati!
(René Urkus) Voto: 8/10