(Autoproduzione) Certo, lo sanno tutti: la Norvegia è la patria del black metal, e questo non può essere messo in discussione. Ma i gruppi norvegesi dediti a sonorità più classiche, rari quanto capaci, hanno sempre un gusto spiccato per la melodia accattivante, per l’arrangiamento di sostanza, per il tocco di classe inserito al momento giusto del brano… mi vengono in mente, ad esempio, i Thunderbolt o i Cyclophonia (e non serve certo che faccia il nome di Jorn Lande). Ecco, gli esordienti Lucid Dreams appartengono a questa famiglia di mosche bianche, che nella terra del gelo e dell’odio ti cacciano quei brani briosi e potenti che ti riconciliano con il mondo! Ce ne sono ben dodici, in questo debut autotitolato, e quello che colpisce è l’estrema varietà delle canzoni, comunque tutti fedeli al metallo classico. Se “Cassie’s Escape” ha un approccio di base heavy/power, con l’interessante aggiunta di tastiere molto dinamiche e molto scandinave (non siamo proprio sullo stile ‘Priest meets Sonata Arctica’, ma quasi!), “For your Love” sconfina quasi nell’hard rock sbarazzino di metà anni ’80 (e ancora una volta le keys svolgono un ruolo fondamentale), genere cui indulge senza mezze misure la briosa “Daisy Dukes”. In tutti e tre questi brani mi piace la performance rude ma comunque melodica del singer Fredrik Sindsen. La titletrack è una ballad delicata fino al finale, insospettabilmente veloce, mentre “Stormy” mentre in scena grandi duelli chitarristici. “Paranoia” è un singolo di tre minuti, con un wall of sound tosto ma sempre multicolore grazie alle tastiere; ci avviamo alla conclusione con la brillante “Light in the Sky” e con “When I die”, che forse è tenuta insieme da un sottofondo vagamente progressive. Lucid Dreams: un bel monicker che fareste bene ad annotarvi, se amate la buona musica e l’incrocio fra hard rock, heavy metal e power.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10