(Pelagic Records) Interessante pubblicazione della Pelagic Records la quale celebra il lavoro del musicista, sound designer e pioniere Brian ‘Lustmord’ Williams; celebrazione che diventa un box set dedicato al decimo album dell’artista, “[ O T H E R ]”, uscito nel 2018… l’unico che prevedeva delle chitarre, suonate da Adam Jones (Tools), King Buzzo (Melvins) e Aaron Turner (Isis, Sumac). In questa pubblicazione speciale, in queste sedici interpretazioni stravaganti, si scatena un nutrito numero di artisti noti, compresi Enslaved, Ihsahn, Ulver, qui autori di una versione eterea di “Godeater”, Jonas Renkse dei Katatonia e pure i Godflesh, con la loro stupenda “Ashen”. Il tocco speciale di ognuna di queste band o artista nel reinventare la magia del padre fondatore del dark ambient, la ricreazione e l’alterazione delle sue visioni. Oltre due ore di ansia, psiche deviata, di oscurità, di gelo siderale, di trip mentale pazzesco!
(Luca Zakk) Voto: s.v.
(Pelagic Records) Un plauso all’etichetta berlinese Pelagic Records che celebra uno dei più importanti artisti al mondo in fatto di dì musica elettronica, Brian Williams al secolo Lustmord. L’etichetta ha raccolto una serie di musicisti per celebrare il decimo album dell’inglese, “[ Other ]” pubblicato nel 2008 dalla Hydra Head Records e per il quale contribuirono anche Adam Jones (Tool), King Buzzo (Melvins) e Aaron Turner (Isis). “The Others [Lustmord Deconstructed]” è un box contenente i remix degli album “Beyond” e “The Dark Places of the Earth”, oltre al già citato “[ Other ]”. Quest’ultimo però viene in sostanza reinterpretato grazie ai lavori dei diversi musicisti affiancati dallo stesso Lustmord. Partecipano a questa iniziativa Ulver, Enslaved, Godflesh, Zola Jesus, Bohren & Der Club Of Gore, Steve Von Till, Ihsahn, Jaye Jayle, Jo Quail, Spotlights, Jonas Renkse dei Katatonia, Alexander Hacke di Einstürzende Neubauten, Hackedepiciotto, nonché band della Pelagic come Mono, The Ocean, Årabrot e Crown. Premesso che si è avuto accesso al solo rifacimento di “[ Other ]”, i sedici pezzi creano un flusso sonoro di grande straniamento quanto di trasporto, visto che il tutto galleggia tra le sfere del rock, del metal, dell’elettronica e psichedelia. Un turbinio di suoni, uno stratificarsi di sintetizzatori quanto uno scivolare di materia eterea, sognante, terribile o spietata che rapisce in maniera definitiva l’ascoltatore. Le idee, le soluzioni, lo stile e in una sola parola l’arte di Lustmord viene dilatata o puntellata da questo stuolo di fenomeni della musica che rivedono con coordinate proprie e di chi li ha invitati, a creare questa inossidabile e astratta alchimia sonora. Non è un capolavoro “The Others [Lustmord Deconstructed]” e neppure una decostruzione forzata del pensiero di Brian Williams, bensì una pericolosa quanto spiazzante opera sonora.
(Alberto Vitale) Voto: 10/10