(Edged Circle Productions) Non è solo lo strampalato moniker che anticipa questi norvegesi. È la definizione del genere musicale suonato: ‘True norwegian black ‘n’ roll pop’. Pop? Si…e molto, moltissimo. Ma andiamo con ordine. Sono norvegesi, disseminati tra Stavanger e Oslo. Sono quattro, non è chiaro chi siano, ma hanno un background musicale vasto che tocca il black metal vecchia scuola. Ma cosa fanno? Forse una versione lasciva, progressiva, krautrockeggiante e deviata di bands come gli L.A. Guns, fortemente incrociati con il prog, il psichedelico e, ovviamente, una versione più acida -e lasciva- degli Hawkwind. Assurdo? Totalmente. Senza dubbio! Noti per concerti al limite della devastazione, tanto da essere banditi da diversi club, sono in giro da quindici o sedici anni, hanno un full length all’attivo e canzoni intitolate “Could I have a Go on Your girl, Please?”, oppure E.P. che rispondono al titolo “We’re Nothing Compared To Ourselves” e che contengono brani quali “Love And Penetration”. Vi sembra che possano essere normali? Decisamente no, e questo nuovo “Ego Death” ne è la conferma più palese! Punk and pop, rock and sleaze, prog and psycho. Sassofoni e voci effeminate. Riff ignoranti e sublimi soluzioni tecniche. Scazzata ma immediatamente catchy “Teslicity, baby!”, brano lascivo, maligno, provocante ma con un ideale heavy. “You” apre con un riff quasi epico, prima di pestare ansiosamente, crescendo con un sax malato e geniale verso un ritornello volutamente forzato, deliziosamente convincente. Oscura “Taste of Blood”: un brano krautrock, darkwave, graffiante… il corpo inizia a muoversi e sudare durante questa litania perversa, in questo brano così semplicemente immenso. Tra il rock spaziale ed il punk da bassifondi “Brainmelt”, mentre “I Can Play Myself” è esplicita, diretta, rumorosa, caotica, grintosamente satura. Punk con “Gout Lord”, rock epico e catchy con “Did You Do It Again?”, brano tra il rock ed i Beyond The Morninglight. Instabile ed isterica “We’ll Make-Up Your Mind”, elettrica, ‘estrema’ e meravigliosa “Funeral Mist”, prima dell’attraente conclusiva quasi ‘unplugged’ “Levitation”. Quasi quaranta minuti di album, almeno sei o sette ascolti… e non averci capito un assoluto cazzo, tranne un fatto: ho un bisogno insaziabile (e chimico) di un nuovo sensuale ascolto, il prossimo, quello che viene dopo quello corrente. Descrivere l’album? Descrivere i Lydia Laska? Provateci voi. Nel frattempo, verso, sorseggio, rollo, accendo. Ed ascolto a tutto volume.
(Luca Zakk) Voto: 9/10