(Autoproduzione) A Tato Rivas, musicista e sound engineer venezuelano trapiantato negli USA, non manca certo il coraggio: e così la pandemia diventa una occasione per produrre il suo debut come musicista metal. In “This is Lyonen” Tato fa quasi tutto da solo (a parte un paio di guest, lascia semplicemente il microfono al dotato Craig Cairns); il suo puà essere ritenuto un metal ‘generalista’, ma i brani sono certamente efficaci. “Revelation” offre un power/prog brioso e deciso, con ottimi pattern ritmici; ma non pensate che sia rappresentativo del disco, che – con tutti i pregi e i difetti del caso – si diverte a spaziare da un genere e da una sfumatura all’altra, pur muovendosi in un territorio ben delimitato e sempre ‘classico’. “No Borders” è così un giocoso power/folk alla Running Wild se non alla Alestorm, con un coretto ben congegnato; “Nehme die Sunde” (in tedesco, ‘Assumi il peccato’) è invece un… dance metal? Non saprei, comunque uno strumentale sulla scia di quanto fatto dai Battle Beast e compagnia finnica. “I am Not Wild” è una ballatona strappalacrime, dai toni neoclassici, che riesce a non essere scontata; “Angels of Freedom” è uno strumentale che permette al nostro di mostrare un po’ di tecnica. Mentre “Breaking the Silence” sembra dividersi fra Maiden e Dragonforce, lo strumentale “Hard to Destroy” risulta più poderoso e impostato, mentre la scheggia “2 Hours to Go” inclina allo shred. È sufficiente? Direi di sì, il risultato finale è quantomeno onesto e accattivante.
(René Urkus) Voto: 7/10