Martyr Lucifer è stato un membro di Opposite Sides, Hortus Animae e Space Mirrors. L’idea di sviluppare autonomamente un album gli girava nella testa da tempo. Concepito inizialmente con un aspetto più dimesso, ha poi preso forma nel tempo anche grazie al contributo di altri musicisti di un certo spessore. Cosa è “Farewell to Graveland” lo spiega lo stesso Martyr Lucifer.
Ciao, grazie per questa intervista. Inizio col chiederti da quanto tempo c’era nella tue intenzioni la volontà di realizzare questo album?
Ciao, grazie a te. E’ stata mia volontà realizzare questo album già da tanti anni. Inizialmente doveva essere un disco per piano e voce, magari qualche arco. Un esperimento simile a “Soft Black Stars” dei Current 93. Poi nel corso degli anni le idee sono cresciute, mutate, nella mia mente si aggiungevano sempre più sfumature e l’album ha in questo modo cambiato totalmente forma, in maniera completamente imprevedibile.
Mi piacerebbe esaminarlo con te in modo ampio. Iniziamo dal titolo e la relativa copertina. Puoi darmi un’illustrazione di questo binomio?
La copertina illustra il titolo e viceversa. Il concetto che essi rappresentano, basilarmente tratta di una fuga da un sistema che reprime l’uomo trasformandolo in una creatura artificiale, facendogli dimenticare la propria natura divina. Una fuga che porta ad una liberazione fisica ma anche mentale e spirituale.
Io trovo che “Farewell to Graveland” si dimostri in pieno una tua creatura, ma c’è anche il tocco di musicisti di quotata esperienza. Puoi elencarli?
Certamente. Alla chitarra troviamo Arke, chitarrista/cantante degli Opposite Sides, che ha fatto un lavoro veramente monumentale per le chitarre, riuscendo a catturare il feelling ed il suono che avevo in mente per il disco. Alla batteria abbiamo due talentuosissimi session, uno è Grom, che ha già suonato con me sia in Hortus Animae che Opposite Sides, l’altro è nientepopodimenoché Adrian Erlandsson, noto per le sue performance con At The Gates, Cradle Of Filth e Paradise Lost. Al basso c’è Vrolok, proveniente dalla cult band ucraina Nokturnal Mortum. Alle tastiere abbiamo Bless (anche lui da Hortus Animae) che ha arricchito l’album con tocchi melodici che i fan degli Hortus Animae già conoscono bene. Una ulteriore pietra preziosa dell’album è la voce di Leìt, responsabile anche di tutto l’aspetto visuale che rende “Farewell to Graveland” un quadro completo. Poi, ehm… Si, ci sono anche io!
Naturalmente! Cosa affrontano i testi dell’album, perchè una cover di Guccini (eseguita in modo perfetto, visto il mood dell’album)? Ho letto i testi, sono molto gotici, oscuri, arcani, ma si nota che sono allegorie e dentro portano dei messaggi precisi. Quali sono questi messaggi?
L’album, in genere, segue una specie di filo conduttore, ma non è assolutamente un concept. Si può dire che il tema generale dell’album riguardi una introspezione volta a scoprire come è fatta la natura umana. Poi gli argomenti sono vari, anche l’intro strumentale “Janus” esprime un concetto, ovvero di passaggio attraverso stati di consapevolezza, nonché quello di dualità della natura umana, appunto. Poi la titletrack, che è proprio il grido di un uomo che sta affrontando la sua fuga, il suo passaggio. Non è solito per me farlo, ma “Turmoil” affronta un argomento di attualità, condannando l’ipocrisia del sistema ecclesiastico descrivendo metaforicamente fatti che sono tristemente all’ordine del giorno. “From Under the Ground” parla della natura che si ribella agli abusi dell’uomo nei suoi confronti, letteralmente divorando tutto ciò da esso costruito. “Noctua Munda” descrive una persona che affronta una trasformazione spirituale, attraverso la metafora del bruco che diventa farfalla. “Onironauta” parla del disagio di un Demone che prova un misto di tristezza ed ira guardando lo stato del posto in cui vive, che è la Terra. “L’albero ed io” è una cover di Guccini che è stata scelta perché si incastra perfettamente con le tematiche del disco. “The Dustflower” è un omaggio a tutte le cose dimenticate, a tutti i poeti non ascoltati, a tutte le lettere non lette… “The Horseride” assieme alla titletrack è proprio il manifesto del concetto espresso in questo album, voglia di libertà, non solo per l’essere umano. Infine, “They Said With TimeAall Wounds Will Heal” e “Waiting for the Dawn” trattano argomenti molto intimi e personali, essendo dedicate alla mia compagna Olesya.
Inoltre nel booklet c’è anche una frase di Marge Simpson che chiude tutto l’insieme…
Chi mi conosce sa bene che non nutro esattamente delle simpatie nei confronti del clero e della religione cattolica, specialmente nella maniera errata nella quale ce l’hanno inculcata. Quando ho sentito la frase mi ha colpito all’istante e ho pensato fosse geniale nella sua irriverenza.
Per descrivere l’album ho citato, ma marginalmente, i Dead Can Dance, per l’atmosfera, e i Christian Death (che adoro), per il feeling, per l’atmosfera, per lo stile. Quale band colpisce il tuo immaginario e quale autore, scrittore, pittore, ti ha veramente colpito nell’animo?
Non mi ero ispirato a band particolari mentre componevo l’album. Forse, ascoltando l’album, si possono avvertire delle vaghe influenze da parte di Tiamat e Katatonia, così come di Joy Division, The Cure e Sisters Of Mercy. Ma questo te lo dico solo perché è stato detto a me e non perché li abbia presi come punti di riferimento, benché rientrino fra i miei ascolti. In ogni caso, a livello artistico, sono molto ricettivo, mi piacciono molti artisti fra pittori, scrittori, ecc. Sono molto legato a Poe e Lovecraft, dei visionari. Così come sono meravigliosi gli scenari di pittori come Shishkin, per esempio.
Leggendo i credits si capisce che “Farewell to Graveland” è un album concepito a piccoli passi. Due batteristi, più voci, più studi per la registrazione e il resto. Come si lavora in questo clima così “slegato”?
Guarda, la differenza sostanziale è che il processo si allunga notevolmente. Però non è necessariamente un male perché ciò ti da l’opportunità di pensare molto e con calma ai passi successivi. Tutti noi ci siamo trovati bene con questo tipo di processo e penso che si ripeterà.
La Nadir come si comporta con la vostra promozione? La distribuzione Audioglobe? L’etichetta Buil2Kill è riuscita a soddisfare le tue necessità?
L’album è uscito da molto poco e quindi non posso sbilanciarmi in giudizi, per ora mi sembra che stiano facendo tutti un ottimo lavoro.
Nell’immediato futuro cosa ci sarà per Martyr Lucifer?
Sto pensando ad una probabile attività live, che però voglio preparare nel dettaglio, voglio offrire uno show completo e per questo motivo probabilmente tale attività non potrà cominciare prima dell’arrivo del secondo album, al quale già sto lavorando. In verità ho già pronti dei demo per un disco e mezzo.
Grazie infinite per questa chiacchierata. Ti lascio la chiusura.
Di nuovo, grazie a te e a tutti i lettori. Permettete a “Farewell to Graveland” di condurvi attraverso l’oscurità. Al di là dell’oscurità. http://martyrlucifer.net
Alberto Vitale
Link recensione: https://www.metalhead.it/?p=1311