(Dark Essence Records) I norvegesi Madder Mortem sembrano essere tornati in piena attività! Dopo una lunga pausa riemersero con “Red In Tooth And Claw” (recensione qui) ed ora un altro album a soli due anni dal precedente, il settimo lavoro, la settima esplosione di avant-garde progressive metal tetro, decadente, sensuale ed estremamente provocante. Il nuovo album è più oscuro e pesante, ma anche più melodico e sensuale, un album che vanta una performance stratosferica di quel portento di vocalist che risponde al nome di Agnete M. Kirkevaag. Se l’album precedente offriva varianti identificative come la stravagante “Returning To The End Of The World”, il nuovo è un’opera più piena, completa, travolgente e semplicemente superlativa. Compatta. Più concettuale e unica. I brani sono pura follia! “Liberator” è prog metal, ricco di rabbia musicale ma dominato da linee vocali intense, micidiali, sognanti, linee vocali che sono catchy, che sono sogno, che sono dannazione. “Moonlight Over Silver White” offre riff micidiali cantati con foga e melodia, ma anche parentesi dolci, sensuali, soft, tuttavia estremamente coinvolgenti. Contorta e musicalmente sublime “Until You Return”, nervosa ed isterica “My Will Be Done”. Esempio maestro di musica e canto con “Far From Home”, un brano perfetto in tutti i sensi e dettagli. La title track evidenzia ancora quell’instabile dualità della band: momenti devastanti (nel disco gli scream maschili in sottofondo sono deliziosamente estremi), momenti riflessivi di palese derivazione jazz ed ambient, esattamente come succede con il feeling fiabesco di “Stumble On”, prima del pezzo finale (outro escluso) intitolato “Waiting to Fall”, dove ancora una volta la componente vocale di Agnete (e dei cori harsh maschili) trasforma un pezzo pazzesco in un qualcosa di irraggiungibile. “Marrow”, tuttavia, non è un album veramente descrivibile. Gli aggettivi dell’album o le descrizioni dei singoli brani sono quanto mai volatili ed instabili. Siamo davanti ad un album mutevole, un album che suona diverso ad ogni spin, che provoca sensazioni diverse ad ogni ascolto. Lo potete ascoltare una, due, cinque, dieci o cento volte: sarà sempre assurdamente diverso. Ogni maledetta volta. Le uniche certezze? Per quanto complesso è sicuramente un lavoro che cattura da subito con mistero e magia… ed è anche un qualcosa che invita lascivamente alla trance, al lasciarsi andare, mandando la mente a vagare altrove, lontano, senza meta o confini. Un album tentatore, un album che vuole la privacy delle cuffie o l’immersione dell’hi-fi ad alto volume. Come ascoltarlo? Seduti su una poltrona in pelle. Whisky pregiato -magari affumicato- con il suo profumo invadente. Luce soffusa che cattura le silenziose acrobazie del fumo del sigaro. Un album che esige lo stato di abbandono completo.
(Luca Zakk) Voto: 9,5/10