(Les Acteurs de l’ombre Productions) Intenso, complesso, profondo, contorto. Dannatamente emozionale. E per essere un debutto risulta essere qualcosa di assolutamente fuori di testa. Partendo da un territorio che come macro genere è il black metal, i Maïeutiste non rispettano alcun tipo di confine e, a differenza dei connazionali e compagni di label Regarde Les Hommes Tomber, divagano in molteplici direzioni, toccando ambient, atmosferico, orchestrale, doom, folk arrivando fino al jazz. Direzioni complesse per gusti complessi che comunque sanno destare attenzione anche nell’ascoltatore meno attento, meno incline ad elaborate scelte strumentali con arrangiamenti inconsueti. Certo, sono percorsi che Opeth o Borknagar hanno già esplorato, ma è innegabile la fantasia, la creatività, la potenza compositiva di questo sestetto il quale ha dedicato ben cinque anni alla stesura di questo debutto. Un album intenso, lungo (oltre un’ora ed un quarto), avvincente. Si perde un po’ il filo conduttore (questo per la lunga durata e la complessità tecnica), ma ogni istante è esaltante, ricco di sorprese le quali si manifestano con strumenti inaspettati, sezioni brutali improvvise, momenti intimi o strumentali intensi. “Death to Free Thinkers” esce da ogni genere, regalando un folk-jazz quasi tribale fuso con fluidità in un black efferato. “The Eye of the Maieutic Art” evidenzia quel tono vocale che mi ricorda i Tribulation, in un contesto violento, creativo, intenso, il quale inietta metallo tradizionale dentro una fusione di musica estrema spietata. Fuori da ogni regola la favolosa “Annonciation”, una canzone tra il virtuoso, il rock, il jazz ed il dark blues con una spruzzata decisamente settantiana. Avvincente e labirintica “Death To Socrates”, radicale ma anche progressista “…in the Mirror”. Molto coinvolgente e fruibile il black di “Reflect – Disappear”, nella quale i contorsionismi della band sono meno evidenti o, per meglio dire, più amalgamati, regalando intensità emotiva dentro un’irresistibile contesto ritmico. Poderosa “The Fall”, mentre un mondo tribale e mistico, converge con direzioni folk e drammatiche sull’ipnotica “Purgatoire”, confermando una dimensione di musica contorta creata da menti contorte per un pubblico esigente, criptico, deviato. Un disco del genere, normalmente, compare in discografie di act famosi i quali si annoiano della solita direzione artistica e virano verso qualcosa di stilisticamente intricato. Invece i Maïeutiste sono solo al debutto…
(Luca Zakk) Voto: 9/10