(Nuclear Blast Records) Confesso di non aver mai prestato attenzione agli svedesi Majestica fino ad ora. Quel che sapevo di loro è che precedentemente si chiamavano Reinexeed, mentre con il moniker attuale hanno pubblicato due album, “Above The Sky” e “A Christmas Carol” (recensione qui  e qui) e che propongono un power metal epico e sinfonico molto tradizionale. Ebbene, ascoltando “Power Train” mi rendo conto di cosa mi sono perso in questi anni e, cospargendomi il capo di cenere, in ginocchio sui ceci prometto di recuperare gli album di questa meravigliosa band. Siamo appena a Febbraio, eppure posso affermare in tutta sicurezza che questo disco è l’album dell’anno in ambito power metal. “Power Train” è uno di quei lavori che possono tranquillamente reggere il confronto con le migliori cose uscite nell’era d’oro del genere, ossia la seconda metà degli anni ’90, periodo in cui sono usciti capolavori assoluti come “Episode” e “Visions” degli Stratovarius, “Land Of Free” e “Somewhere Out In Space” dei Gamma Ray, “Time Of The Oath” degli Helloween, nonché i primi due album dei Rhapsody. La title track apre le danze con un trionfo di doppia cassa stile elicottero e riff di chitarra degni dei migliori Hammerfall, con tastiere ben presenti ma non invadenti, mentre il chorus farebbe la felicità di ogni fan degli Stratovarius. “No Pain, No Gain” è ruffiana, zuccherosa nelle sue melodie molto a-là “I Want Out” e un refrain estremamente sing along. “Battle Cry” è arrembante, tra Gamma Ray e Twilight Force, una prova vocale di Tommy Johansson da incorniciare. L’epicità si taglia a fette nella cadenzata “Megatrue”, aperta da un basso marziale e sostenuta da cori che più gloriosi di così non si può. “My Epic Dragon” è inizialmente fin troppo sempliciotta, con melodie molto cartoonesche, ma nella seconda metà il brano cresce, grazie ad ottimi inserti di tastiere e una sezione solista da applausi. “Thunder Power” è terremotante, veloce e tirata, seguita a ruota dall’altrettanto impetuosa “A Story In The Night”, caratterizzata da un ottimo lavoro nelle linee vocali e un break centrale che ricorda i nostri Labyrinth. “Go Higher” è un po’ banale nella costruzione, ma la band si salva ‘di mestiere’, creando una melodia orecchiabile da canticchiare sotto la doccia. Siamo giunti a “Victorious”, ossia il pezzo che ogni appassionato di power metal amerà alla follia: ci sono riff veloci, cambi di tempo, voci altissime cori, epici e virili ed un finale inaspettato, tra chitarre acustiche, il crepitio di un caminetto e lattine di birra aperte. “Alliance Anthem”, con quel coro da urlare a squarciagola in sede live, chiude un album suonato divinamente, prodotto perfettamente ed ispirato come non mi capitava di sentire dalla seconda gloriosa metà degli anni ’90.

(Matteo Piotto) Voto: 10/10