(Satanath Records) Italiani sin dal nome, i Malamorte tentano di cominciare seriamente la propria carriera dopo l’EP di due anni fa. Ecco quindi che dopo un classica intro che più Black non si può, si passa alla prima vera e propria traccia. E qui cominciano le sorprese. Perché la traccia comincia come una canzone degli ultimi Darkthrone per poi virare in inserti decisamente Doom. Il cantante sa osare quel cantato in parte recitato tipico della voce dei Mayhem, con effetti più che positivi. Insomma, l’album parte col botto. Ascoltando pio il resto del platter si scopre che l’intero album si muove sulla falsariga della prima traccia, pigiando di volta in volta sulla facciata Thrash piuttosto che quella Doom piuttosto che quella atmosferica. Cosa che mi ha piacevolmente colpito è il risalto dato alla parte ritmica e soprattutto al basso. Le chitarre sono molto rock e old school, mentre la voce è la vera protagonista dell’opera, capace di coinvolgere l’ascoltatore e di mostrare molte sfaccettature, come del resto fa l’album nella sua interezza. Un’ottimo inizio quello dei Malamorte, capaci di giocare con i vari generi senza mai sfociare nel banale o nel già sentito. Voto quasi pieno.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 9/10