(Avantgarde Music) Dopo quattro dischi con la tedesca Northern Silence Productions, l’italiana Avantgarde riesce a mettere sotto contratto il russo Ovfrost con la sua one man band Malist, una macchina inarrestabile che sforna in continuazione ottimi album di black melodico ed atmosferico. Tuttavia, se vogliamo scavare nel significato nella denominazione del genere proposto, qui siamo lontani dal solito black atmosferico farcito di suoni elettronici e synth e siamo altrettanto lontani da un black troppo legato a pure melodie e divagazioni soliste che spesso addolciscono la furia ancestrale che il genere dovrebbe offrire; il black di Malist sta nel mezzo, con chitarre sia acustiche che elettriche capaci di dipingere emozioni che sfociano in una ambientazione atmosferica costruita con intelligenza, con musicalità, con creatività, andando spesso -e per fortuna- in ambiti più teatrali e pure progressive. Decadente, malinconico, volutamente oscuro, il disco narra di un’umanità allo sbando la quale verrà prima o poi annientata dalla forza della natura, condannando all’oblio ogni eroe e conquistatore, concedendo solo a pochi eletti il passaggio verso quel che verrà, oltre i cancelli dell’apocalisse. Riff taglienti, vocals laceranti, aperture acustiche suggestive, ricami di chitarra impattanti: quasi un mix sorprendente di metal di matrice gotica (vecchi Paradise Lost in primis) e black metal meno ortodosso, non forzato dentro confini limitati, con spunti che portano anche ai vecchi Dark Fortress, includendo poi dentro questo vasto range una infinità di divagazioni ricche di classe. “The Lone and Level Sands”, in apertura, è un ottimo esempio di questa creatività eclettica: violenza black, furia thrash, potenza quasi viking, parentesi introspettiva ed acustica, suggestione melodica pregna di malinconia verso un finale epico. Molto ben riuscita “Ode to the Night”, intensità di chitarra e piano su “Wind of Change, Carry Me”, teatrale e drammatica “Clad in Black and Gold”. Un disco maestoso, molto ricco, in grado di rivelarsi ascolto dopo ascolto, offrendo comunque un’immediatezza coinvolgente, che comunque non riesce a celare una complessità di fondo decisamente immensa. Un album identificativo: riff e atmosfera, melodia e sinfonia, cattiveria e impatto, senza dimenticare idee ricche di virtuosismo che rivelano l’ottima preparazione compositiva ed esecutiva del matermind.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10