(Invictus Productions) Continuano a remare contro corrente gli slovacchi Malokarpatan: contro ogni moda, contro ogni evoluzione, contro ogni ricerca estetica… praticamente sono contemporaneamente la negazione e la salvezza del music business moderno: i veri salvatori, coloro che tengono viva la fiamma, i puri ed irriducibili eroi del metal più oscuro e privo di nocive contaminazioni, con chitarre essenziali e riff che vengono concepiti con uno stile riconducibile al libro sacro dell’heavy metal. Arrangiamenti graffianti, tenebrosi, pesanti, arricchiti a assoli tematici, occasionali tastiere, divagazioni corali, ritagli dedicati alla recitazione… il tutto supportato da un heavy metal di una purezza destabilizzante, quasi fuori dal tempo, quasi appartenente al passato più remoto, proprio come sanno fare le grandi bands dell’est, Master’s Hammer e Tormentor tra questi. Bellissimo e seducente l’intro “Na okraji priepaste otevíra sa hviezdny zámek” (“On the Side of the Abyss, the Starry Castle Opens”… le traduzioni dei titolo sono da cartella stampa, ndr), il quale conduce al metallo rovente di “Kočár postupuje temnomodrými dálavami na juhozápad” (“The Carriage Moves Southwest Through the Dark-Blue Distances”), una cavalcata epica con un epilogo favoloso. Tanto travolgente quanto catchy e ricca di divagazioni melodiche la title track, la scuola Iron Maiden sta alla base della poderosa “Vovnútri chlácholivého útočišta kunstkamru” (“Withinside the Kunstkammer’s Soothing Solace”), un brano che non rinuncia a progressioni che altro non fanno che alimentare la possente teatralità dell’intero disco. Melodia oscura e spunti di chitarra virtuosa con “Panstvo salamandrov jest v kavernách zeme” (“The Mansion of Dragons Is in Caverns of the Earth”), mentre “Maharal a Golem” “(The Maharal and the Golem”) è black prima ed ambient/folk poi. “Mnohoraké útrapy milostpána Kelleyho” (“The Manifold Sufferances of Sir Kelley”) spazia da un drumming ossessivo a linee di basso seducenti, appesantendo l’etere con riff privi di umanità affiancati da melodie inquietanti, prima dell’epilogo “I hle, tak zachádza imperiálna hviezda” (“And Lo, Thus the Imperial Star Descends”), un occult prog intelligentemente incrociato con black metal preistorico ed heavy metal sostanzialmente rigorosamente ortodosso. Un teatrale, oscuro e misterioso concept album che parla dell’imperatore del Sacro Romano Impero Rodolfo II d’Asburgo, noto per i suoi interessi nell’arte e nelle scienze occulte: una cavalcata epica e pregna di imperscrutabile tradizione dentro l’ermetismo del tardo rinascimento europeo, ampliando così il territorio delle tematiche trattate da questa grandiosa band di Bratislava!
(Luca Zakk) Voto: 9/10