(Indie Recordings) Un giorno cinque amici norvegesi si recano a suonare la loro musica in un vecchio bunker tedesco della Seconda Guerra Mondiale. Giorno dopo giorno si formano e nascono i Man The Machetes, i quali volano poi in Canada per registrare con Eric Ratz, uno che ha dato indicazioni a Billy Talent, Cancer Bats e Comeback Kid. Il risultato è “Idiokrati”, un album che proviene da una band che mischia l’hardcore, o forse il punk rock, siamo sul confine, con situazioni alternative rock e distorsioni noise. Un sound fragoroso, elettrificato, su questo non ci piove, e che fa tanto chiasso e con un cantante, Christopher Iversen, che ne fa anche di più con la sua ugola al vetriolo. In questo hardcore-punk rock ci sono forse le diverse influenze dei cinque ragazzi che hanno messo in piedi la band, ma c’è anche la povertà di un songwriting elementare (come poi deve essere il punk), con riff di radice rock e che alla fine sa del tipico già sentito. Scartato l’impatto imponente e nitido, tolti i soliti riff punk doppiati dal drumming, alla fine resta ben poco. C’è qualche sfumatura sul rock e che nel muraglione sonoro ha un qualcosa di piacevole, perché entra come un piccolo raggio di sole in un luogo buio, ma in definitiva le canzoni dopo essersi presentate con un fare dirompente, hanno poco da dire. Iversen poi si mette li ad urlare di continuo e credo che abbia anche la personalità per farlo, però se hai un cantato in stile band che suona in un CSOA la cosa può andar bene, ma se dietro hai quattro tizi che dopo aver sferragliato riff imponenti si mettono a pendere verso un hardcore melodico e a tratti rockettaro, il tuo timbro, la tua rabbia, il tuo nichilismo sono fuori luogo. O loro sono fuori luogo per te, caro Cristopher. Voglio dire che per dei pezzi che andrebbero cantati da un Liam Cormier, ma anche da un Kurt Cobain, non rendono se al microfono c’è un Jack “Choke” Kelly. Trovo più affine per indole a Iversen il drummer Per Christian Holm, per via di uno stile serrato e chiuso. Tuttavia la band è questa e il sound è qualcosa di impressionante, ma si deve andare anche oltre e cercare di leggere ciò che si trova dietro a questo muro di frequenze imbestialite. A me è parso di intravedere poca roba.
(Alberto Vitale) Voto: 6/10