(Playground Music Scandinavia) A volte le etichette sono fuorvianti, sebbene necessarie soprattutto per un recensore che deve poter descrivere la musica suonata da una determinata band. Premetto questo perché ho sempre evitato di ascoltare gli svedesi Mando Diao per il semplice motivo che, secondo alcune recensioni passate che mi era capitato di leggere, li ritenevo legati all’indie rock e, considerando che anche band italiane che non sopporto come Pinguini Tattici Nucleari e The Giornalisti vengono catalogate sotto quel genere, ero convinto che i Mando Diao non potessero interessarmi. Per questo ero piuttosto titubante quando la redazione mi ha proposto di recensire l’ultima release della formazione scandinava e, con il senno di poi, sono estremamente felice di aver avuto la possibilità di conoscere una band geniale ed impossibile da catalogare. Per stessa ammissione della band, l’ispirazione principale per il loro folle modo di intendere il rock proviene dai Beatles, sfondando così una porta aperta, visto che sono un grande fan dei ‘Fab Four’. Le bizzarre trame sonore dei Mando Diao prendono effettivamente spunto dai quattro di Liverpool più psichedelici, ma non solo. Pur non essendo né metal, né punk né tanto meno hard rock, i brani hanno un’aggressività di fondo e alcuni elementi comuni ai generi citati, a partire dal basso pungente e maleducato, le ritmiche rock’n’roll incalzanti e alcuni assoli stilisticamente vicini a certe cose dei danesi D-A-D. Difficile resistere al groove martellante di “Stop The Train”, impossibile non cantare a squarciagola il ritornello da stadio di “Get It On”, per non parlare dell’ipnotica “More More More” (eccoli qui i Beatles in tutto il loro splendore). Non commettete il mio errore, non fatevi fuorviare dalle etichette e fate vostro questo capolavoro di rock retrò e moderno allo stesso tempo!
(Matteo Piotto) Voto: 10/10