(Napalm Records) C’è già chi dice che “Ynglingaättens Öde” (‘il destino della casata degli Ynglinga’) sia il miglior album degli svedesi Månegarm… quello che appare indiscutibile è la grandezza di quel sublime mix tra folk e black metal, quella capacità di Erik Grawsiö di materializzare un black fiero e puro affiancandolo poi a quei momenti così etnici, così folk, tali da diventare percezione reale, ricchi di una tale energia evocativa che l’ascoltatore tutto ad un tratto si trova nel freddo del tramonto in quel villaggio disperso tra i fiordi… o nel turbinio di voci, luci e odori tipico del campo di battaglia, con il fuoco, il sudore, il sangue, gli animali, i vincitori, i vinti, i vivi. E i morti. “Ynglingaättens Öde” si ispira al ‘Ynglingatal’, un antico poema scaldico (IX secolo) dell’alto medioevo scandinavo che elenca i re del casato degli Ynglingar. In apertura subito la grandezza di “Freyrs blod”, una suite di oltre dieci minuti capace di passare dai blast beats black a sostegno di melodie folk, a un groove metal travolgente, ricco di melodia, di favolosi interludi acustici e corali, confermando quella magistrale capacità dei Månegarm di portare l’ascoltatore ‘dentro’ la scena. Sano viking headbanging con “Ulvhjärtat” (lo stesso brano viene proposto a fine disco in inglese, con il titolo “The Wolfheart”), eroismo senza compromessi con “Adils Fall”. Capolavoro “En snara av guld” brano che ospita anche le corde vocali di Lea Grawsiö Lindström, la figlia di Erik: cori monumentali, un senso epico e di fratellanza senza limiti, infinte pennellate di malinconia… di discendenza gloriosa… verso il folk micidiale di “Stridsgalten”: contro tempi favolosi, la totale esaltazione di una festa giù nel villaggio in contrasto con i tafferugli di quel black, quel growl, quella furia incalzante… il tutto con ospiti quali Jonne Järvelä (Korpiklaani), Robse Dahn (Equilibrium) e Pär Hulkoff (Raubtier/Hulkoff)! “Auns söner” è un black diretto, antico, a tratti di matrice Satyricon… sferzato da quel viking sognante farcito di cori, lingue nordiche e infinito orgoglio… un pezzo che stimola e scatena portando alla perdita del controllo. Black oscuro ma esaltante sulla suggestiva “Vitta vettr”, prima di “Hågkomst av ett liv” (con la voce di Ellinor Videfors, già presente nei due dischi precedenti), con le sue atmosfere da riposo del guerriero, da malinconia attorno un caldo falò, da racconti di avventure leggendarie segnate dalla forza bruta e bagnate dal sangue caldo. Album che esalta, che permette di percepire con destabilizzante realismo le vicende narrante, le avventure vissute, i luoghi visitati, i paesaggi che si estendono senza confine davanti agli occhi. Album glorioso che si fa ascoltare e riascoltare… e poi ancora, senza sosta, senza pausa, regalando ogni volta quel qualcosa in più, quell’ulteriore emozione, quella nuova piccola grande conquista.
(Luca Zakk) Voto: 9,5/10