(autoproduzione) Radicati nel Maine, Stati Uniti, e in realtà underground, come anche la stessa autoproduzione vuole testimoniare, Manic Abraxas si ripresentano con un quarto album piuttosto micidiale, contorto e senza preconcetti di stile. “Skinformation” forre circa trentasei minuti con otto composizioni che tendono a spaziare tra modalità doom metal, punk, heavy e addirittura con esempi dark-techno. Sonorità effettivamente ombrose in alcuni casi, dove non mancano esempi sludge come per la title track. L’opener “Manic Abraxas” si aggrappa a un doom svelto, possente, con inflessioni heavy metal, mentre il punk ruvido e stradaiolo di “TrascendX” che segue l’opener esplode senza previsione davanti all’ascoltatore. Anche “Nanodust” si avvale di un’andatura punk. Poi arriva “Winter’s Mute” per un dark/gothic con simpatiche ma velleitarie sortite techno. Il tutto diventa un industrial dai toni farseschi. Tuttavia questo pezzo sottolinea quella tendenza un po’ decadente tra le pieghe dei brani, avvalorata da un cantato di Dallas Seger e Justin Hamm, entrambi ai sintetizzatori ma con il primo chitarrista – nonché un rinomato liutaio con la sua linea di chitarre e non solo QUI – e il secondo bassista, che spaziano tra toni oscuri, gotici, ma ruvidi e punk. Si prestano a questo variare di stile, dove tra suoni ombrosi e spessi come in “Dark Builder” o scariche possenti ma disseminati di cambi, con chitarre che tendono a ritmare e allacciandosi al basso per creare muri sonori. I pezzi dei Manic Abraxas prendono strade improvvise, deragliano brevemente e ritornano nel loro percorso. A tracciare il passo o seguire le divagazioni ci pensa il batterista Thomas Bennett. All’album ha collaborato William Maybeline (Qual, Lebanon Hanover). La copertina è di Gage Lindsten il quale non ha prodotto un grosso sforzo di fantasia.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10