(Autoproduzione) Per quanto, forse, il loro nome non sia arrivato al ‘grande pubblico metal’, i Derdian sono una band importante del panorama power tricolore, e soprattutto i primi tre dischi, quelli che hanno narrato la saga della “New Era”, sono piccole gemme di power symphonic neoclassic metal. La band poi, pur mantenendosi nello stesso ambito, si è orientata verso un sound più moderno (lo testimonio nella mia recensione di “DNA”); ecco, se volete ritornare al sound originale della band, il nuovo progetto del loro tastierista Marco Garau è esattamente quello che fa per voi! Avvalendosi di diversi membri degli stessi Derdian, nonché del dotato cantante costaricano Anton Darusso, in forza ai Wings of Destiny, Marco sforna il più classico dei concept fantastici: e dato che lo fa nel 2021, solo per questo merita un applauso… Si comincia proprio con la titletrack, con le sue melodie aperte dove spesso le tastiere hanno un ruolo fondamentale: si sente chiaramente quel mood diciamo operistico delle trame sonore, che era tanto caratteristico dei primi, già citati, intensi dischi dei Derdian. Il tocco neoclassico è ancora più evidente in “Exilir of Life”, con i suoi toni drammatici e il clavicembalo talora in sottofondo; l’intermezzo di “Never-Ending Pain” pesca completamente da altri generi lontanissimi dal metal, prima che una sezione con cantato in growling crei un riuscito contrasto. Il miglior ritornello, epico e stentoreo, direi che lo abbiamo con “Fight for the Victory”; “The Secret of the Sea”, dal canto suo, ha forse le parti di tastiera più solenni. Ben otto minuti per “The Sacred Legacy”, il brano con le parti strumentali più articolate e cangianti; potente, vagamente alla Avantasia la ballad “The Other Sky”, mentre la conclusione è affidata all’incalzante “Until the End of Time”, che chiude il viaggio su tonalità squillanti. Un disco imperdibile se siete fan di quel sound di ormai 20 anni fa, portato alla ribalta soprattutto da formazioni italiane.
(René Urkus) Voto: 8/10