(earMusic) Francamente viene difficile scrivere dei Marillion e non perché in questo territorio del web si scrive quasi esclusivamente di metal, mentre la band britannica rientra invece in un filone nettamente rock, caratterizzato dalle diciture art, AOR e anche prog symphonic. Piuttosto è il fatto di avere seguito la band almeno fino alla prima metà degli anni ’90. Erano quelli i tempi di “Brave”, ma soprattutto la militanza nelle radio diede la possibilità a chi scrive, di ascoltare a ripetizione quanto la band riuscì a creare tra il 1983, l’anno del primo album “Script for a Jester Tear” fino a quel periodo. Fish, lo storico cantante, era fuori dalla band già prima che gli anni ’90 cominciassero e Steve Hoagarth era la nuova voce e, soprattutto, la nuova direzione testuale. Tuttavia la sensazione che la stessa band crei un distinguo tra il periodo con Fish e quello con il dopo, è qualcosa che riceve spesso conferma, inoltrandosi in qualche lettura nei canali ufficiali dei Marillon o nelle interviste che coprono l’arco dell’intera carriera della band Aylesbury. “F E A R”, ovvero “Fuck Everyone and Run”, è un lavoro dolce, strutturato su un’andatura narrativa che potremmo anche definire da concept album, in quanto il fluire della musica è omogeneo, tanto da finire da una canzone all’altra con estrema naturalezza. Tuttavia Hoagarth tiene a precisare che l’album è un punto di vista su argomenti come amore e paura, i due impulsi che sono dietro agli atteggiamenti umani. Concepito attraverso una campagna di raccolta fondi e un periodo di lavorazione durato almeno quattro anni, senza contare poi un doppio slittamento della data di rilascio, “F E A R” sposta in avanti ogni discorso in merito alla maturità, ampiamente raggiunta, da questa band elegante ed espressiva. Attraverso una suddivisione in tre parti, i Marillion hanno basato l’album attraverso una linea testuale che tocca argomenti legati alla politica e poi con la sequenza di brani della parte definita “The Leavers”, gli inglesi affrontano situazioni particolari e come nella vita delle persone queste influenzino la propria e di chi li seguirà. La terza sezione è “The New Kings” che riprende argomenti, temi e idee già sentite nel corso delle precedenti due sezioni. Le parti concettuali dell’album, strutturate appunto in un flusso continuo ciascuna, sono intervallate da tre canzoni: “Leaving Fear”, forse la composizione di punta dell’album, “White Paper” e “Tomorrow’s New Country”. L’impressione è che i Marillion e ancora prima Steve Hogarth, abbiano preso coscienza dei tanti avvenimenti mondiali e “F E A R” non fa altro che fissarne i punti base. Tra l’altro qualcuno forse rammenta che agli inizi del 2016 Hoagarth sostenne che il nuovo album avrebbe dovuto comporsi di sole sei canzoni, delle quali tre (“The Leavers”, “El Dorado” e “New Kings”) di lunga durata. Nel frattempo le intenzioni sono cambiate, eppure è la conferma di come i Marillion abbiano comunque pensato all’album in una forma lungamente strutturata.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10