(Nuclear Blast Records) Marko Hietala debuttò nel 2020 come solista, pubblicando il buon album “Pyre Of The Black Heart”, QUI recensito positivamente perché le canzoni lasciavano trasparire i sentimenti dell’uomo. Un approccio autentico e sganciato dalla sua principale esperienza artistica e della quale non è più parte da tempo, i Nightwish. Tuttavia se quell’album aveva un senso intimista, in questa seconda prova intitolata “Roses From The Deep”, Hietala cede all’energia e al brio, cadendo però in una concezione musicale che spazia da esempi retrò, ottantiani, a canzoni con sfumature orchestrali, folk, prog e dunque rock o metal a seconda dei momenti. La bussola dell’artista, oggi un compositore, è su di giri. Lo testimoniano gli otto minuti di “Dragon Must Die”, ovvero un incasellare stili ed evoluzioni dove succede di tutto. Se da un lato si riconosce la creatività compositiva e stilistica del musicista finlandese, dall’altro è pur evidente che i suoi pezzi non tutti hanno mordente oppure non sono esempi di concretezza. Il pathos di “Two Soldiers” non porta a niente di definitivo, “Left On Mars” la si nota solo per quella spaventosa voce di madame Tarja Turunen e quella di Marko invece è di troppo. “Frankenstein’s Wife”, opener dell’album, sembra arrivare dagli anni ’80 e non ci sarebbe nulla di male, però poi il resto udito in giro non ha nulla a che vedere con questo pezzo. Anche il blues parziale di “Impatient Zero” non ha poi a che fare né con l’album, né con la stessa canzone e di fatto è un’interpolazione con una serie di cose per sei minuti. Infine quella sottile ma evidente linea prog, non è del tutto sviluppata perché nel mentre è intervallata da troppe cose che messe insieme non offrono qualcosa di unitario in fatto di stile. C’è persino una canzone in finlandese, “Tammikuu”, altro esempio della volontà di Hietala a volerci mettere proprio di tutto e di più in questo nuovo album e alla fine il troppo storpia.

(Alberto Vitale) Voto: 6/10