copmartiria4(Rocksector Records) Trovo sia superfluo fare il conto di quante volte MetalHead abbia avuto a che fare con i Martiria, e rimandare ai link delle passate recensioni e interviste. La band romana si meritava certamente tutto lo spazio che le abbiamo dedicato in passato… come si merita oggi la recensione del proprio sesto album in studio, il quale – non è certo un mistero – vede la partecipazione addirittura di Vinny Appice. Ma non è l’unico importante cambiamento. Dietro al microfono abbiamo ora Flavio Cosma, un giovane dallo stile ‘ruggente’, il cui timbro si adatta benissimo ai pezzi di questo “R-Evolution”; c’è un cambio di etichetta (dalla MyGraveyard i romani passano all’inglese Rocksector); e c’è una produzione più potente e ‘pompata’ che esalta come non mai questo nuovo corso. Il risultato complessivo? Parlare di ‘album della maturità’ mi sembra del tutto ridicolo, i Martiria erano già maturi con “Eternal Soul” dieci anni fa (sì, questo disco festeggia anche il decennale), figurarsi se non lo sono ora. Ma direi che questo è l’album del ‘nuovo corso’. Per quanto il songwriting sia sostanzialmente lo stesso, i Martiria nel corso degli anni hanno abbandonato progressivamente quell’aura magica, fumosa, a tratti fiabesca dei primi due dischi per guadagnare in potenza, stabilità e presa sull’ascoltatore. Ecco, “R-Evolution” porta al massimo tutti questi aspetti senza abbandonare i vecchi trademark: davanti a noi abbiamo quindi una band profondamente rinnovata, ma che non dimentica mai le proprie origini – e non a caso, i testi sognanti del poeta Marco R. Capelli, presenti in tutti i full-“length”, restano il filo conduttore dell’intera la produzione ‘martiriana’. Già dai primi secondi di “King of Shadows”, dedicata alla leggenda di Orfeo, si può apprezzare l’incredibile lavoro di Vinny Appice: di per sé, il brano recupera l’epica stentorea che era stata propria soprattutto di “The Age of the Return”, che appare – come già segnalato – potenziata e amplificata dalla prova di Flavio e dalla produzione. Ottimo il ritornello melodico di “Steam Power”, e di nuovo magistrale – non sarà più necessario ricordarlo – il lavoro del drummer. Non mancano, in base a quanto ricordato, i brani che conservano la malinconica dimensione epica degli esordi: si vedano la splendida “Southern Seas” o la serrata “Salem”, con le sue chitarre così caratteristiche del Martiria sound. La sabbathiana “The Road of Tenochtitlan”, dedicata alle sofferenze del popolo azteco, è forse la canzone con il testo più indovinato e meglio abbinato alla musica; il dolce e sognante momento acustico arriva con “Light Brigade”. “Dark Angels” è l’unico pezzo in cui Vinny si concede un breve assolo iniziale di batteria; la titletrack è martellante, e assai critica nei confronti degli ideali della Rivoluzione Francese. La veloce e mirabile “The Viol and the Abyss” è invece tratta da un racconto di Lovecraft; si chiude con i toni elegiaci di “Tsushima” – visto quanti brani? Nel disco ce ne sono 13, per una durata superiore all’ora. E avrei facilmente potuto cantare le lodi anche degli altri. Grazie ai Martiria per questo nuovo, splendido capitolo della loro discografia; speriamo che “R-Evolution” contribuisca in modo spettacolare (soprattutto all’estero) ad allargare la cerchia dei fans!

(Renato de Filippis) Voto: 8/10